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Giudici: trattativa Stato-mafia c’è stata. Condannato Dell’Utri

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“È stato sancito che mentre la mafia, tra il ’92 e il ’93, faceva sette stragi c’era chi all’interno dello Stato trattava con vertici di Cosa nostra e trasmetteva ai governi le sue richieste per far cessare la strategia stragista”. Così il pm della Direzione Nazionale Antimafia (Dna) Nino Di Matteo, in merito alla sentenza sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia.

Una sentenza storica secondo cui la trattativa tra Cosa nostra e pezzi dello Stato c’è stata, e ad averla fatta sono stati i boss mafiosi, tre alti ufficiali dei carabinieri e il fondatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri. Quest’ultimo insieme ad Antonino Cinà, medico fedelissimo di Totò Riina, è stato condannato a 12 anni di  carcere.

Stessa pena per gli ex vertici del Ros Mario Mori e Antonio Subranni, 8 invece all’ex capitano dei carabinieri Giuseppe De Donno, 28 al boss Leoluca Bagarella, il cognato dei capo dei capi. Prescritte, come richiesto dai pubblici ministeri, le accuse nei confronti del pentito Giovanni Brusca.

Tutti sono stati riconosciuti colpevoli del reato disciplinato dall’articolo 338 del codice di penale, quello di violenza o minaccia a un corpo politico, amministrativo o giudiziario dello Stato. In sostanza hanno intimidito i tre governi che si sono alternati alla guida del Paese tra il giugno del 1992 e il 1994 – quelli di Giuliano Amato, Carlo Azeglio Ciampi e di Silvio Berlusconi – con la promessa di altre bombe e altre stragi se non fosse cessata l’offensiva antimafia.

Assolto invece dall’accusa di falsa testimonianza perché il fatto non sussiste l’ex ministro della Dc Nicola Mancino, mentre Massimo Ciancimino, figlio di don Vito, uno dei testimoni fondamentali del processo, è stato condannato a otto anni per calunnia nei confronti dell’ex capo della Polizia Gianni de Gennaro.

Che la trattativa ci fosse stata non occorreva che lo dicesse questa sentenza, commenta il Pm Di Matteo.

“Ciò che emerge oggi e che viene sancito è che pezzi dello Stato si sono fatti tramite delle richieste della mafia. Mentre saltavano in aria giudici, secondo la sentenza qualcuno nello Stato aiutava Cosa nostra a cercare di ottenere i risultati che Riina e gli altri boss chiedevano. È una sentenza storica”.