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Game changer: a luglio Bce stacca la spina

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La Bce sta studiando un modo per staccare la spina alle misure monetarie ultra espansive senza provocare troppi scossoni sui mercati finanziari. Dopo la vittoria di Emmanuel Macron alle presidenziali francesi e le nuove dimostrazioni di forza dell’economia in Eurozona – vedi Pil in Germania, Mario Draghi e soci si sono convinti che sia giunto il momento di avviare un processo di tapering, ovvero di riduzione di mole e gittata del Quantitative Easing.

Alla fine insomma Draghi finirà per cedere alle pressioni dei falchi del board che temono un rinfocolarsi dell’inflazione. La decisione rischia però di diventare un grosso problema per l’Italia, che tanto fa affidamento sugli aiuti di Mario Draghi per potersi finanziare sui mercati a basso costo e per poter collocare titoli del debito che altrimenti non molti in Europa vorrebbero.

È il Der Spiegel a dare il resoconto dei piani della Bce: secondo il giornale tedesco da luglio in avanti i funzionari della Bce comunicheranno ai mercati che i rischi al ribasso sono diminuiti e che l’inflazione si sta avvicinando agli obiettivi prefissati del 2%.

A partire da questo autunno, in concomitanza con le elezioni federali tedesche quindi, la Bce svelerà poi come intende fare per uscire dal programma mastodontico di stimolo monetario che prevede al momento l’acquisto di 60 miliardi di euro al mese sino alla fine di dicembre.

Secondo lo Spiegel il tapering avverrà con la riduzione prima di 10-20 miliardi di euro di titoli acquistabili su base mensile e in un secondo momento con la chiusura definitiva del programma. L’idea è quella di alzare i tassi di interesse alla fine dell’anno prossimo.

Il tasso di interesse guida della Bce è fermo allo zero in area euro da ormai più di un anno (marzo 2016). È l’interesse al quale le banche dell’Eurozona possono chiedere denaro in prestito alla banca centrale. L’intento di una simile politica accomodante è quello di ravvivare i prestiti a imprese e famiglie e quindi anche rilanciare spese e investimenti.

La politica diverge da quella degli Stati Uniti, dove invece la Federal Reserve ha già avviato un ciclo di rialzo del costo del denaro. A marzo la banca centrale americana ha alzato i tassi per la terza volta in meno di un anno e mezzo e a giugno dovrebbe varare un’altra stretta monetaria (i mercati dei future sui Fed Funds danno tale possibilità al 79%).