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Wall Street, ondata di vendite. Nasdaq trascinato in basso da Apple

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NEW YORK (WSI) – Chiusura in calo per la Borsa Usa. Il nulla di fatto della Banca del Giappone e le indecisioni della Federal Reserve, che pare avere perso la bussola e non avere la benché minima idea di cosa conviene fare, se riportare i tassi di interesse alla normalità o lasciarli bassi per altro tempo, tramortiscono i mercati azionari americani.

Nel finale, il Dow Jones segna un calo dell’1,17% a 17830 punti, lo S&P 500 mette a segno una flessione dello 0,92% a 2.075 punti mentre il Nasdaq lascia sul terreno l’1,19% a 4.805 punti.

A pesare per il secondo giorno di fila e’ il settore tecnologico, a sua volta appesantito di nuovo da Apple: il titolo del produttore dell’iPhone ieri aveva perso il 6% sulla scia di una trimestrale con ricavi in calo per la prima volta da 13 anni; oggi amplia i cali (-3%) dopo che Carl Icahn ha detto di non avere piu’ una quota nell’azienda.

A cio’ si aggiunge il fatto che la prima lettura del Pil Usa del primo trimestre ha deluso le attese: il +0,5% registrato (contro stime per un +0,7%) e’ stato il passo di crescita piu’ lento da due anni a questa parte.

A nulla e’ valso il fermento da M&A con l’americana Abbott Laboratories che ha annunciato nozze per 25 miliardi di dollari con St Jude Medical, la francese Sanofi che ha lanciato un’Opa sulla statunitense Medivation per 9,3 miliardi di dollari, l’americana AbbVie che ha raggiunto un accordo per comprare Stemcentrx per 5,8 miliardi di dollari in contanti e azioni. Nel settore finanziario, First Cash ha detto di comprare Cash America; in quello dell’intrattenimento Comcast rivela DreamWorks Animation per 3,8 miliardi.

Le nuove richieste settimanali di sussidi di disoccupazione sono salite di 9mila unita’ a 257mila, in linea alle attese.

Il tutto si verifica all’indomani della decisione della Federal Reserve di lasciare, come previsto, i tassi allo 0,25-0,50%. La banca centrale ha fatto capire di essere meno preoccupata dall’andamento degli sviluppi economici e finanziari globali, che continua a monitorare. Non ha inoltre mostrato segni di fretta nel volere alzare i tassi ma aveva anticipato che l’economia Usa “sembra avere rallentato”.

La Borsa di Tokyo ha perso il 3,61% dopo che la banca centrale del Giappone ha lasciato invariate le sue politiche monetarie, deludendo le attese del mercato. La percentuale persa è la maggiore da inizio febbraio e ha scatenato gli acquisti di yen.

Sul valutario, il dollaro cede quasi tre punti percentuali nei confronti della divisa del Giappone e fa fatica a tenere il livello tecnico di 108 yen. Il governatore della banca centrale del Giappone, Haruhiko Kuroda, ha detto che la banca farà tutto il possibile per raggiungere l’obiettivo dell’inflazione del 2%.

Per il terzo giorno di fila, il petrolio ha chiuso in rally toccando nuovi massimi del 2016. Al Nymex il contratto a giugno e’ salito di 70 centesimi, l’1,5%, a quota 46,03 dollari al barile. Si tratta di un livello che non si vedeva dal 4 novembre scorso.

Un dollaro debole ha aiutato a sostenere le quotazione, ieri spinte al rialzo dai toni dovish della Federal Reserve. Dai minini toccati a meta’ febbraio intorno ai 26 dollari al barile, il greggio e’ salito del 77% circa. Soltanto ad aprile l’incremento e’ stato fino ad ora di quasi il 20%, il maggiore a livello mensile da un anno. Gli investitori sembrano disposti a ignorare il fatto che le scorte Usa siano a livelli record e che quelle mondiali eccedano la domanda.

I principali Paesi membri e non dell’Opec poi non hanno ancora trovato un accordo su un ipotetico congelamento della produzione, cosa di cui si discute dallo scorso febbraio. L’impressione e’ che le scorte globali inizieranno comunque a calare nella seconda meta’ dell’anno in corso.