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Fusione BP-BPM: Nouy (Bce) fa ironia su lentezza italiana

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ROMA (WSI) – Il via libera della vigilanza europea al progetto di fusione di Banco Popolare e Banca Popolare di Milano potrebbe arrivare anche prima della formalizzazione di un piano industriale. Lo ha spiegato la presidente della vigilanza, Danièle Nouy, ribadendo però che il piano è stato chiesto e che la vigilanza presso la Bce lo vuole visionare.

Sul progetto di fusione delle due popolari “sembra che adesso le cose possano andare avanti piuttosto rapidamente” sul recepimento delle richieste della vigilanza europea. “Quindi aspettiamo che vadano avanti”, ha affermato la presidente della vigilanza presso la Bce, Danièle Nouy.

Interpellata sull’operazione, la funzionaria si è lamentata della lentezza delle banche a rispettare le richieste della Bce e ha dato una vena ironica circa le (inutili ed esagerate) polemiche apparse sui giornali sul ruolo della banca centrale nell’operazione.

“A quanto vedo sulla stampa italiana, che parla tantissimo di questo caso, le condizioni che abbiamo posto, che sarebbero state le stesse per qualunque banca in qualunque altro paese, sono state capite e saranno attuate”.

Nouy dice di aver capito solo con il tempo che in Italia, rispetto ad altri paesi come la sua Francia, il piano industriale “viene un po’ più tardi”.

“Va bene, ne prendiamo atto, il supervisory board ha chiesto il piano industriale e continua a volerlo vedere ma non è una precondizione per muovere avanti sulle discussioni”. Quindi, ha aggiunto la Nouy “probabilmente ci sarà una risposta prima di ricevere il business plan”.

Sembra dunque che alla fine si possa procedere piuttosto rapidamente, “che le cose potranno andare avanti. Aspettiamo che vadano avanti”.

Quello che la vigilanza europea presso la Bce vuole garantire, come in qualunque caso analogo, è che ne nasca una banca “che risulti forte da subito”. Anche perché “sarebbe la terza maggiore banca italiana“, ha ribadito Nouy durante la conferenza stampa di presentazione del primo rapporto annuale dell’autorità.

“Non commenterò la situazione di singole banche – ha esordito laNouy, rispondendo ad una domanda sull’operazione in via di finalizzazione – dico solo che le fusioni sono operazioni delicate per le banche. Sappiamo tutti che in passato ci sono state fusioni fatte in tutti i paesi, non specificatamente in Italia, che hanno portato a banche più deboli di quelle da cui si partiva”.

Motivo per cui la Bce intende “assicurare che qualunque banca che nasca da una fusione risulti forte da subito”, ha concluso. In particolare per una istituzione che “sarebbe la terza maggiore banca italiana”.

Le cinque priorità della nuova vigilanza Ue

Il cambiamento dei modelli di business è “la maggiore sfida” che tutte le banche europee si trovano ad affrontare in questa fase, in cui la redditività continua a risentire del contesto di debolezza.  Anche la redditività è in cima alle cinque priorità che la vigilanza europea sulle banche si è fissata come riferimento per il 2016.

Lo ha spiegato sempre la presidente della vigilanza europea presso la Bce, che ha indicato al secondo posto delle prerogative delle autorità dell’istituto il rischio sui prestiti erogati, con una particolare attenzione ai crediti deteriorati e alle sofferenze bancarie.

  • Terza priorità, ha proseguito la Nouy, l’adeguata patrimonializzazione delle banche, in particolare in riferimento alle norme sul bail-in, che puntano a evitare che salvataggi e risoluzioni delle crisi finiscano per pesare sulle tasche di tutti i contribuenti.
  • Il quarto aspetto riguarda la gestione dei rischi e la governance, specialmente alla luce dell’attuale contesto di abbondanza di liquidità.
  • Quinta e ultima priorità, infine, sarà il monitoraggio sulla liquidità stessa di cui le banche dispongono, ha concluso la presidente della vigilanza.

Quanto all’introduzione dal 2016 delle norme di bail-in, che sono costate grosse somme ai risparmiatori che avevano investito nei bond subordinati delle quattro banche regionali salvate dal governo, Nouy le ha difese sottolineando che se una banca dovesse fallire in Europa “le nuove regole sul bail-in (ovvero il meccanismo di salvataggio che prevede la partecipazione ai piani di aiuto dei correntisti e dei correntisti della banca) proteggeranno i contribuenti”.