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Fugnoli: il vero rischio sono le elezioni in Francia

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Dopo la Brexit e le elezioni di Trump alla presidenza Usa, il prossimo grande cambiamento politico che avrà un impatto sui mercati non arriverà con il risultato del referendum costituzionale italiano o con l’appuntamento con le elezioni presidenziali in Austria. È il secondo turno delle elezioni presidenziali di Francia, in programma il 7 maggio, a rappresentare il fattore di “”, possibile catalizzatore di nuovi sconvolgimenti sui mercati e per l’apparato politico occidentale.

È il parere espresso da Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos, nella sua ultima newsletter settimanale: “alle 8 di sera di quel giorno sapremo infatti se una Francia neothatcheriana darà una potente scossa di energia a tutto il continente o se una Francia lepenista porterà alla dissoluzione di Eurolandia e al ritorno delle monete nazionali in un clima di elevata e prolungata instabilità.

Il referendum italiano non ha una valenza altrettanto grossa, in quanto sarà importante più a livello locale. Il voto del 4 dicembre “deciderà quanto margine di autonomia politica ci resterà in mano o quanto verremo ancora di più commissariati da Berlino, Bruxelles e Francoforte”.

“Se vincerà il no e se lo stesso giorno vedremo un presidente di destra radicale insediarsi in Austria sentiremo per qualche tempo discorsi sul populismo che ormai dilaga in tutta Europa, ma né il voto italiano né quello austriaco comporteranno immediati rischi sistemici“.

Lo stesso discorso vale anche per il voto in Olanda e Germania del 2017. Nei sondaggi Geert Wilders, il candidato anti della destra europeista guadagna due punti alla settimana, ma per Fugnoli “è da escludere che arrivi in tempo alla maggioranza assoluta”.

Anche perché va tenuto a mente in Olanda vige “un sistema rigorosamente proporzionale e nell’ultimo sondaggio di tre giorni fa a Wilders sono stati assegnati 33 seggi virtuali su 150. Il suo è il primo partito ma tutti gli altri si coalizzeranno per lasciarlo all’opposizione. Dal canto suo la Germania, che voterà in settembre, è rimasto l’unico paese in cui i sondaggi funzionano ancora benissimo e la Merkel appare indisturbata al comando fino al 2021″.

Investimenti: scegliere tra strada Usa o europea

A un certo punto sui mercati il peso dei tassi e del dollaro si unirà alle perplessità sulle valutazioni raggiunte e ai dubbi sulla tenuta del rialzo. Le elezioni francesi potrebbero essere l’occasione per una correzione globale poco prima del voto, stima Fugnoli.

In caso di vittoria di Francois Fillon (il candidato gaullista pro austerity e globalizzazione dato favorito nei sondaggi) “l’Europa darà il cambio all’America come motore del rialzo azionario e recupererà un’ampia parte del distacco accumulato nei mesi precedenti”.

Per gli investitori e gestori si tratta ora di fare le proprie scelte di portafoglio in base a due strade possibili: quella americana e quella europea “La strada americana è fatta di dollaro, azioni non difensive e titoli governativi indicizzati all’inflazione. Darà, crediamo, buone soddisfazioni per tutti i prossimi due anni, ma esprimerà il meglio nei prossimi quattro-cinque mesi”.

In un’ottica più a breve termine, un’eventuale ritirata dei mercati azionari in seguito alla vittoria dei No nel referendum costituzionale italiano offrirà, secondo lo strategist, “la possibilità di comprare la Borsa americana con un piccolo sconto rispetto ai massimi dei giorni scorsi, poi bisognerà tenere tutto fino a primavera”.

Quanto alla strada europea, invece, essa “è più accidentata e rischiosa perché costringe a muoversi tra incognite politiche binarie che sono fuori dal controllo di chi investe. In cambio offre valutazioni più basse, un 2017 di discreta crescita economica e qualche possibilità di aumento degli utili grazie all’euro competitivo e alle politiche fiscali espansive”.

“A proposito di queste ultime, la differenza con l’America è che là i programmi infrastrutturali e i tagli di tasse verranno esibiti con orgoglio e creeranno ottimismo, mentre in Europa gli sforamenti di bilancio continueranno a essere oggetto di recriminazioni e colpevolizzazioni che deprimeranno il morale. Idealmente vedremmo bene una netta scelta direzionale rialzista per la parte americana dei portafogli mentre la parte europea dovrebbe essere gestita, almeno fino a maggio, in un’ottica long/short tra paesi e settori”.