Economia

Fine QE, Weidmann alla Bce e invecchiamento popolazione: per Europa saranno guai

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Quello che verrà sarà un anno pieno di incertezze per l’Europa con la Banca Centrale Europea che si sta avviando lentamente verso la fine di quattro anni di  stimolo monetario con il Quantitative easing, e la sfida che dovrà affrontare dopo potrebbe essere più difficile di quella che sta vivendo oggi.

Lo spettro più grande del 2019 incombe quando il Consiglio direttivo dell’istituto di Francoforte potrebbe osare, per la prima volta dal 2011, abbandonare la politica di stimoli e decidere per uno o più aumenti dei tassi di interesse. Ad alimentare questa convinzione il dubbio sulla futura leadership di un’istituzione il cui presidente, Mario Draghi, finora ha guidato una politica monetaria espansiva, una situazione di incertezza che offusca ulteriormente le prospettive per i mercati.

“A partire dalla seconda metà del prossimo anno, gli investitori avranno poca visibilità”, ha dichiarato Marchel Alexandrovich, economista di Jefferies a Londra.

 “Non è solo che ci sono pochissime idee su quello che succederà, ma anche che ci saranno nuovi attori sul palco”.

Draghi ha un’influenza fondamentale per gli investitori ed è riuscito a superare sfide interne per attuare stimoli senza precedenti mettendo ripetutamente in guardia dal porre fine a tali misure troppo presto. Un suo avversario in tal senso è l’attuale favorito tra gli economisti per sostituirlo, il presidente della Bundesbank Jens Weidmann.

Non solo Weidmann e fine del QE però. Altra grande incognita nell’anno che verrà per l’eurozona sono i tassi di interesse. Una ricerca della BCE, scrive il Financial Times, mette in guardia dall’invecchiamento della zona euro che finirà per frenare la crescita a lungo termine. La ricerca dice che i cambiamenti demografici aumenteranno la pressione per mantenere bassi i tassi di interesse.

“Una popolazione sempre più anziana minaccia di deprimere la crescita economica e di aumentare la pressione sui responsabili politici affinché nei prossimi decenni i tassi di interesse rimangano bassi, secondo una ricerca della Banca centrale che mette in guardia sulla necessità di iniziare a tenere conto degli effetti dei cambiamenti demografici. Meno neonati e più vite lunghe cominciano ad avere un impatto a catena sull’economia europea, in quanto i baby boomers nati dopo la seconda guerra mondiale vanno in pensione e i tassi di natalità continuano a ristagnare. (…)  Per le banche centrali la combinazione di questi effetti dovrebbe contribuire a mantenere bassi i tassi di interesse”.