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FICO, Il Guardian: “Eataly di Bologna sembra Ikea”

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Il “Fico-Eataly World” di Bologna, lo store targato Oscar Farinetti e inaugurato lo scorso 15 novembre da Paolo Gentiloni, promette di diventare un concentrato delle tradizioni culinarie italiane. Con i suoi 10mila metri quadri e un sovraccarico di stimoli “entrare da Eataly è un po’ come andare dentro un megamarket in stile americano, un “Wholefoods” a steroidi”: sono queste le parole utlizzate dal Guardian per descrivere in modo poco entusiastico quest’operazione, definita come poco italiana nell’organizzazione.

“È facile perdere il senso dello spazio e dello scopo nei suoi luccicanti corridoi. Da una parte, il nuovo Eataly può essere giustamente lodato come un centro interattivo e educativo. C’è un’offerta eccezionale di produttori… Dall’altra, la quantità di catene di ristorazione e di bar fortemente marketizzati, e il modo in cui i visitatori vengono direzionati tra le varie aree come dentro a un aeroporto, sottolinea la cultura del consumo di massa che sta dietro all’intero progetto”.

I numeri del resto, parlano da soli: oltre 150 le aziende, aziende coinvolte, per 3.000 posti di lavoro. La Fico punta ad attirare circa sei milioni di visitatori l’anno, anche se il Guardian ha sondato un certo scetticismo sulla fattibilità questo obiettivo. Il quotidiano britannico cita Amedeo Ceccarelli, attivo nel settore della salumeria bolognese per oltre 40 anni: “Eataly non ha niente a che vedere con la città di Bologna. È come Ikea – un outlet di periferia dove puoi andare durante un giorno libero.”

“…Anche se Eataly mira a celebrare la storia e la cultura del cibo italiano lo sta facendo in maniera molto poco italiana”, conclude il Guardian, “facendo apparire più una visione distopica del futuro che un reale omaggio all’eredità culinaria dell’Italia.”