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Fed, Yellen sancisce la fine di un’era

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Ieri l’intervento della presidente della Fed ha assunto una valenza storica. Le dichiarazioni di Janet Yellen hanno sancito di fatto la fine dell’era delle misure di stimolo monetario estremamente accomodanti. Yellen ha detto che la Fed lascerà da parte la strategia e i bazooka utilizzati per rivitalizzare un’economia tramortita dalla recessione, per focalizzarsi invece nell’opera di consolidamento dei guadagni realizzati negli ultimi anni.

Yellen ha confermato l’intenzione di procedere in modo graduale al ciclo di rialzo dei tassi. Attualmente, viste anche le tante incertezze politiche in Europa e in ambito geopolitico, il mercato si aspetta ancora un paio di strette monetarie quest’anno ma non di più.

Yellen ha spiegato che si andrà “avanti in modo graduale con il rialzo dei tassi”. La Federal Reserve intende procedere in modo progressivo e senza fretta con il rialzo dei tassi, sempre che l’economia statunitense (“in salute”) continui ad andare bene come previsto.

La governatrice Janet Yellen ha preso la parola durante un evento all’Università del Michigan, sottolineando la sua indipendenza dalle ingerenze del Congresso (e del presidente americano Donald Trump).

In tema di tassi di interesse, Yellen ha spiegato che “non vogliamo aspettare troppo perché se l’economia si surriscalda e l’inflazione sale oltre il nostro target [di crescita annuale pari al 2%] non vogliamo essere costretti ad alzare i tassi in fretta, cosa che potrebbe causare un’altra recessione. Vogliamo portarci avanti, non essere indietro”.

Ieri gli analisti di Saxo Bank hanno avvertito che ci sono il 60% di possibilità che il mondo sprofondi in un’altra fase di recessione in un anno e mezzo di tempo. Complice la gelata in Asia, l’economia globale è infatti destinata a deragliare.

Il numero uno della Federal Reserve non ha tuttavia voluto fornire una tempistica precisa della prossima stretta monetaria, dopo quella di metà marzo che ha portato il costo del denaro allo 0,75-1% e che ha fatto seguito a quella di dicembre 2016 e di dicembre 2015: ci sono state tre strette in un anno e tre mesi dopo che non ce n’erano state per nove anni di tempo in risposta alla grande crisi finanziaria del 2007-2009.