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Europa manovrata da una societa’ quasi segreta, il Gruppo Bilderberg. L’agenda

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Salvare l’euro a tutti i costi e contemporaneamente mandare in soffitta peso messicano e dollaro nella versione americana e canadese con l’intento di promuovere una nuova valuta: l’amero. Obiettivo: affiancare a quella Europea un’altra Unione, quella Americana. Come? Tessendo trame segrete fino ad arrivare a condizionare quanto accade in Europa e quanto scelto dalla Banca Centrale Europea.

Sarebbe questo il piano occulto che avrebbe visto e vedrebbe tuttora in azione personalita’ di prim’ordine del mondo economico, politico e bancario sulle due sponde dell’Oceano, tutte raccolte nel cosiddetto Gruppo Bilderberg, sulla cui natura massonica in molti si sono interrogati. Nessuno tra i grandi sarebbe escluso, da David Rockfeller ai membri della famiglia Rotschild passando per alti esponenti della Casa Bianca di Barack Obama compresi i Dipartimenti di Tesoro, Stato e Commercio dell’amministrazione Usa.

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A sollevare il polverone (l’ultimo in ordine di tempo: la storia va avanti da anni) e’ un noto cospiratore della destra repubblicana Usa piu’ retriva e anti-ebraica, Jim Tucker, editore di American Free Press e autore di “The Bilderberg Diaries”, da cui Wall Street Italia prende le distanze e a cui da’ pero’ spazio solo perche’ i lettori capiscano la portata di un fenomeno che non va taciuto. Tucker dice di avere le carte che dimostrerebbero come l’ex primo ministro UK Margaret Tatcher sia stata “punita” (facendola sostituire dopo 10 anni di governo) solo per aver detto che l’unico meeting Bilderberg a cui aveva partecipato non le era piaciuto.

L’idea adesso e’ che a tutti dovrebbe essere chiaro, anche dopo il G20 di Toronto (Canada), come i poteri bancario-finanziari dell’Eurozona abbiano fatto il possibile per organizzare il salvataggio dell’euro. Peccato, insinua Tucker, che sia sfuggito (anzi: che si sia voluto tacere per la complicita’ dei media tradizionali) un piccolo ma non trascurabile dettaglio. Dietro tante manovre e una difesa della valuta europea praticata con le unghie e con i denti ci sarebbe la volonta’ di lobby potenti che vogliono salvare l’euro solo perche’ perseguono l’intento di creare un’unione monetaria simile a quella del Vecchio Continente, ma tra Canada, Stati Uniti e Messico.

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I media, ricorda Tucker, avrebbero deliberatamente taciuto su questo aspetto, pur conoscendolo in ogni dettaglio. Perche’ mai? Tra le fila del gruppo Bilderberg ci sarebbe chi controlla vari gruppi editoriali, sia in Europa che in America, e giusto per citarne uno, il “Washington Post”, controllato dalla famiglia Graham (e in Italia La Stampa degli Agnelli). “La crisi del debito scatenata dalla Grecia e che minaccia altri paesi europei ha provocato da gennaio una flessione dell’euro del 15% contro il dollaro. Qualche economista ha creduto scontato un fallimento dell’unione monetaria nella sua attuale forma con la possibilita’ che uno o piu’ paesi del sud Europa tornino a utilizzare lira, peseta e dracma”, ha scritto Neil Irwin in un editoriale sul “Washington Post”.

Citando questo passaggio, l’editore di American Free Press fa notare che molti dettagli sono stati tralasciati. Altro esempio eclatante: “Un banchiere legato a Bildergerg e chiamato Jean Claude Trichet, insieme a suoi 16 mila dipendenti, sta lottando allo stremo per salvare l’euro e promuovere l’amero”, scrive Tucker alludendo all’intero corpo di euroburocrati della Bce.

A sostegno della sua tesi, il cospirazionista anti-Bilderberg cita proprio le recenti mosse adottate da EuroTower. Mosse che sono andate ben al di la’ del compito della Banca Centrale con sede a Francoforte, cioe’ quello di restare focalizzata nel controllo dell’inflazione mantenendo i giusti limiti alla liquidita’ che l’istituto di emissione puo’ immettere sul mercato europeo. Tradendo la sua missione originaria, Trichet si e’ messo a comprare bond governativi dei paesi membri allo scopo di stabilizzare il mercato e salvare l’euro (l’operazione da 1 trilione di dollari varata circa tre mesi fa all’apice della crisi greca).

Tucker continua spiegando che il “numero uno” dell’EuroTower ha cosi’ preferito venir meno a regole molto rigide (e al suo mandato ufficiale) ritenendo ben piu’ importante mantenere l’Unione Europea compatta di fronte alla crisi in assoluto piu’ pericolosa dalla nascita dell’euro, scenario questo assolutamente inviso al “Gruppo Bilderberg” e all’establishment che gli ruota intorno. “E l’unico modo che abbiamo di salvare l’euro. Senza l’euro l’Unione Europea salterebbe e con lei anche il pregetto di un Unione Americana che cosi’ non vedrebbe mai la luce. Non possiamo permettere che questo avvenga, mai”, e’ l’agenda imposta a centinaia di milioni di cittadini europei ignari.

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I massoni e la sinistra italiana

di Andrea Cinquegrani – tratto da “La Voce della Campania”

Il Gruppo Bilderberg nasce nel 1952, ma viene ufficializzato due anni più tardi, a giugno del 1954, quando un ristretto gruppo di vip dell’epoca si riunisce all’hotel Bilderberg di Oosterbeek, in Olanda. Da quel momento le riunioni si sono svolte una o due volte all’anno, nel più totale riserbo. In occasione di una delle ultime, nella splendida e appartata resort di Sintra, in Portogallo, il settimanale locale News riportò una notizia secondo cui il Governo avrebbe ricevuto migliaia di dollari dal Gruppo per organizzare «un servizio militare compreso di elicotteri che si occupasse di garantire la privacy e la sicurezza dei partecipanti».

Ma torniamo agli esordi. I primi incontri si sono svolti esclusivamente nei paesi europei, ma dall’inizio degli anni ’60 anche negli Usa. Tra i promotori – precisano alcuni studiosi della semi sconosciuta materia – occorre ricordare due nomi in particolare: sua maestà il principe Bernardo de Lippe, olandese, ex ufficiale delle SS, che ha guidato il gruppo per oltre un ventennio, fino a quando, nel 1976, è stato travolto dallo scandalo Lockheed; e Joseph Retinger, un faccendiere polacco al centro di una fittissima trama di rapporti con uomini che per anni hanno contato sullo scacchiere internazionale della politica e dell’economia.

«La loro ambizione – viene descritto – era quella di costruire un’Europa Unita per arrivare a una profonda alleanza con gli Stati Uniti e quindi dar vita a un nuovo Ordine Mondiale, dove potenti organizzazioni sopranazionali avrebbero garantito più stabilità rispetto ai singoli governi nazionali. Fin dalla prima riunione vennero invitati banchieri, politici, universitari, funzionari internazionali degli Usa e dell’Europa occidentale, per un totale di un centinaio di personaggi circa».

Ecco cosa hanno scritto alcuni giornalisti investigativi inglesi nel magazine on line di Bbc News a pochi giorni dal meeting di Stresa. «Si tratta di una delle associazioni più controverse dei nostri tempi, da alcuni accusata di decidere i destini del mondo a porte chiuse. Nessuna parola di quanto viene detto nel corso degli incontri è mai trapelata. I giornalisti non vengono invitati e quando in qualche occasione vengono concessi alcuni minuti a qualche reporter, c’è l’obbligo di non far cenno ad alcun nome. I luoghi d’incontro sono tenuti segreti e il gruppo non ha un suo sito web. Secondo esperti di affari internazionali, il gruppo Bilderberg avrebbe ispirato alcuni tra i più clamorosi fatti degli ultimi anni, come ad esempio le azioni terroristiche di Osama bin Laden, la strage di Oklaoma City, e perfino la guerra nella ex Jugoslavia per far cadere Milosevic. Il più grosso problema è quello della segretezza. Quando tante e tali personalità del mondo si riuniscono, sarebbe più che normale avere informazioni su quanto sta succedendo».

Invece, tutto top secret. Scrive un giornalista inglese, Tony Gosling, in un giornale di Bristol: «Secondo alcune indiscrezioni che ho raccolto, il primo luogo nel quale si è parlato di invasione dell’Iraq da parte degli Usa, ben prima che ciò accadesse, è stato nel meeting 2002 dei Bilderberg». Di parere opposto un redattore del Financial Times, Martin Wolf, più volte invitato ai meeting: «L’idea che questi incontri non possano essere coperti dalla privacy è fondamentalmente totalitaria; non si tratta di un organismo esecutivo, nessuna decisione viene presa lì». Fa eco uno dei fondatori, anche lui inglese, lord Denis Healey: «Non c’è assolutamente niente sotto. E’ solo un posto per la discussione, non abbiamo mai cercato di raggiungere un consenso sui grandi temi. E’ il migliore gruppo internazionale che io abbia mai frequentato. Il livello confidenziale, senza alcun clamore all’esterno, consente alle persone di parlare in modo chiaro».

Ed ecco cosa scrive un altro studioso di ordini paralleli e di gruppi e associazioni che agiscono sotto traccia, Giorgio Bongiovanni. «Bilderberg rappresenta uno dei più potenti gruppi di facciata degli Illuminati (una sorta di super Cupola mondiale, ndr). Malgrado le apparenti buone intenzioni, il vero obiettivo è stato quello di formare un’altra organizzazione di facciata che potesse attivamente contribuire al disegno degli Illuminati: la costituzione di un Nuovo Ordine Mondiale e di un Governo Mondiale entro il 2012. Sembra che le decisioni più importanti a livello politico, sociale, economico-finanziario per il mondo occidentale vengano in qualche modo ratificate dai Bilderberg».

«Il Gruppo – scrive ancora Bongiovanni – recluta politici, ministri, finanzieri, presidenti di multinazionali, magnate dell’informazione, reali, professori universitari, uomini di vari campi che con le loro decisioni possono influenzare il mondo. Tutti i membri aderiscono alle idee precedenti, ma non tutti sono al corrente della profonda verità ideologica di alcuni membri principali».

I veri ‘conducator’- secondo questa analisi – i quali a loro volta fanno anche parte di altri segmenti strategici nell’organigramma degli Illuminati. Due in particolare: la Trilateral e la Commission of Foreign Relationship, nata nel 1921, la quale riunisce a sua volta tutti i personaggi che hanno fra le loro mani le leve del comando negli Usa. «Questi membri particolari – prosegue Bongiovanni – sono i più potenti e fanno parte di quello che viene definito il ‘cerchio interiore’.

Quello ‘esteriore’, invece, è l’insieme degli uomini della finanza, della politica, e altro, che sono sedotti dalle idee di instaurare un governo mondiale che regolerà tutto a livello politico e economico: insomma, le ‘marionette’ utilizzate dal cerchio interiore perché i loro membri sanno che non possono cambiare il mondo da soli e hanno bisogno di collaboratori motivati e mossi anche dal desiderio di danaro e potere». Passiamo, per finire, alla Trilateral, vero e proprio luogo cult del Potere nascosto, in grado comunque di condizionare i destini del mondo. Ovviamente ‘sponsorizzato’ della star dell’imprenditoria multinazionale, come Coca Cola, Ibm, Pan American, Hewlett Packard, Fiat, Sony, Toyota, Mobil, Exxon, Dunlop, Texas Instruments, Mutsubishi, per citare solo le più importanti.

L’associazione nasce nel 1973, sotto la presidenza “democratica” di Jimmy Carter e del suo consigliere speciale per la sicurezza, Zbigniew Brzezinsky, il vero deux ex machina. A ispirare il progetto, le famiglie Rothschield e Rockfeller, i Paperoni d’America. Un progetto che ha irresistibilmente attratto i potenti del mondo, a cominciare proprio dai presidenti Usa, con un Bill Clinton in prima fila. Così descriveva Giovanni Agnelli la Trilateral: «Un gruppo di privati cittadini, studiosi, imprenditori, politici, sindacalisti delle tre aree del mondo industrializzato (Usa, Europa e Giappone, ndr) che si riuniscono per studiare e proporre soluzioni equilibrate a problemi di scottante attualità internazionale e di comune interesse». Il solito ritornello.

Di diverso avviso il giornalista Richard Falk, che già nel 1978 – quindi a pochissimi anni dalla nascita – scrive sulle colonne della Monthly Review di New York: «Le idee della Commissione Trilaterale possono essere sintetizzate come l’orientamento ideologico che incarna il punto di vista sopranazionale delle società multinazionali, che cercano di subordinare le politiche territoriali a fini economici non territoriali». E’ la filosofia delle grandi corporation, che stanno privatizzando le risorse di tutto il pianeta, a cominciare dai beni primari, come ad esempio l’acqua: non solo riescono a ricavare profitti stratosferici ma anche ad esercitare un controllo politico su tutti i Sud – e non solo – del mondo. La logica della globalizzazione. E i bracci operativi di questo turbocapitalismo sono proprio due strutture che dovrebbero invece garantire il contrario: ovvero la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale.

«Entrambi – scrive uno studioso, Mario Di Giovanni – sotto lo stretto controllo del ‘Sistema’ liberal della costa orientale americana. Agiscono a tutto campo nell’emisfero meridionale del pianeta, impegnate nella conduzione e ‘assistenza’ economica ai paesi in via di sviluppo». E proprio sull’acqua, la Banca Mondiale sta dando il meglio di sé: con la sua collegata IFC (Internazionale Finance Corporation) infatti sta mettendo le mani sulla gran parte delle privatizzazioni dei sistemi idrici di mezzo mondo, soprattutto quello africano e asiatico, condizionando la concessione dei fondi all’accettazione della privatizzazione, parziale o più spesso totale, del servizio. Del resto, è la stessa Banca a calcolare il business in almeno 1000 miliardi di dollari…

Scrive ancora Di Giovanni: «Le decisioni assunte dai vertici della Trilateral riguarderanno sempre di più quanti uomini far morire, attraverso l’eutanasia o gli aborti, e quanti farne vivere, attraverso un’oculata distribuzione delle risorse alimentari. Decisioni che riguarderanno l’ingegneria genetica, per intervenire nella nuova ‘umanità’. In una parola, tutto ciò che definitivamente distrugga il ‘vecchio’ ordine sociale, cristiano, per la creazione di un nuovo ordine. Ma tutto questo senza particolari scossoni. Non vi sarà bisogno di dittature, visto che le democrazie laiche e progressiste, condotte da governi di ‘centrosinistra’, servono già così efficacemente allo scopo. Governi che riproducono – conclude – una formula già sperimentata lungo l’intero corso del ventesimo secolo e plasticamente rappresentata dal passato governo Prodi-D’Alema: l’alleanza fra la borghesia massonica e la sinistra, rivoluzionaria o meno».

Tutti i nomi degli italiani in Bilderberg
(ATTENZIONE: elenco visibilmente non aggiornato, gli asterischi rossi e azzurri non sono distinguibili)

Pubblichiamo l’elenco delle personalità italiane che hanno preso parte almeno una volta dal 1982 ad oggi, si summit internazionali dei Bilderberg. Sotto a ciascun nome, la qualifica che ricoprivano al momento dell’ultima partecipazione. Con l’asterisco rosso, i nomi dei partecipanti al summit del 2004 di Stresa. Con l’asterisco azzurro, coloro che vengono indicati come “membri” o che hanno rivestito cariche di vertice all’interno della lobby.

AGNELLI GIOVANNI *
AGNELLI UMBERTO *
AMBROSETTI ALFREDO * Presidente Gruppo Ambrosetti
BERNABE’ FRANCO * Ufficio italiano per le iniziative sulla Ricostruzione nei Balcani
BONINO EMMA Membro della Commissione Europea
CANTONI GIAMPIERO Presidente BNL
CARACCIOLO LUCIO * Direttore Limes
CAVALCHINI LUIGI G. Unione Europea
CERETELLLI ADRIANA Giornalista, Bruxelles
CIPOLLETTA INNOCENZO Direttore Generale Confindustria
CITTADINI CESI GIAN C. * Diplomatico USA
DE BENEDETTI RODOLDO * CIR
DE BORTOLI FERRUCCIO * RCS libri
DE MICHELIS GIANNI Ministro degli Affari Esteri
DRAGHI MARIO Direttore Min. Tesoro
FRESCO PAOLO Presidente FIAT
GALATERI GABRIELE Mediobanca
GIAVAZZI FRANCESCO * Dicente Economia Bocconi
LA MALFA GIORGIO Segretario nazionale PRI
MARTELLI CLAUDIO Deputato – Ministero Grazia e Giustizia
MASERA RAINER S. Direttore generale IMI
MERLINI CESARE * Vicepresidente Council for the United States and Italy
MONTI MARIO * Commissione Europea
PADOA SCHIOPPA TOMMASO * BCE Banca Centrale Europea
PASSERA CORRADO * Banca Intesa
PRODI ROMANO * Presidente UE
PROFUMO ALESSANDRO Credito Italiano
RIOTTA GIANNI * Editorialista La Stampa
ROGNONI VIRGINIO Ministero della Difesa
ROMANO SERGIO Editorialista La Stampa
ROSSELLA CARLO Editorialista La Stampa
RUGGIERO RENATO * Vicepresidente Schroder Salomon Smith Barney
SCARONI PAOLO * ENEL Spa
SILVESTRI STEFANO * Istituto Affari Internazionali
SINISCALCO DOMENICO Direttore Generale Ministero Economia
SPINELLI BARBARA Corrispondente da Parigi – La Stampa
STILLE UGO Corriere della Sera
TREMONTI GIULIO * Ministro dell’Economia
TRONCHETTI PROVERA MARCO * Pirelli Spa
VELTRONI VALTER Editore L’Unità
VISCO IGNAZIO * Banca d’Italia
VITTORINO ANTONIO Commissione Giustizia UE
ZANNONI PAOLO * FIAT

I principali ospiti esteri al summit 2004

DAVIGNON ETIENNE (Suez-Tractebel)
TAYLOR MARTIN (Goldman Sachs International)
ACKERMANN JOSEF (Deutsche Bank AG)
BARNAVIE ELIE (Department of History, Tel Aviv)
BOLKESTEIN FRITS (Commissione Europea)
BOOT MAX (Wall Street Journal)
BOREL DANIEL (Logitech International)
BURGMANS ANTONY (Unilever)
CAMUS PHILLIPE (European Aeronautics Defence and Space)
CLARKE KENNETH (British American Tobacco)
COLLINS TIMOTHY C. (Yale School of Management, Trilateral Commission)
DAVID GEORGE A. (Coca-Cola Hellenic Botting Company)
DE CASTRIES HENRI (AXA Insurance)
DE VRIES GUS (UE coordinatore antiterrorismo)
DERVIS KEMAL (Banca Mondiale GR)
DIAMANTOPOULOU ANNA (Comm. Europea Affari Sociali)
EDWARDS JOHN (Senatore, candidato alla presidenza USA)
GATES MELINDA F. (Gates Foundation)
GEITHNER TIMOTHY F. (Presidente Federal Reserve Bank of New York)
GRAHAM DONALD E. (Washington Post Company)
HEIKENSTEIN LARS (Governatore Swedish Central Bank)
HUBBARD ALLEN B. (Presidente E&A Industries)
ISSACSON WALTER (Presidente Aspen Institute)
KERR JOHN (Direttore Shell)
KISSINGER HENRY A. (Kissinger Associates Inc.)
LONG YONGTU (Boao forum for Asia)
LOPES PEDRO M. SANTANA (Sindaco di Lisbona)
MYKLEBUST EGIL (Scandinavian Airline)
NOOYI INDRA K. (Presidente Pepsi Cola Inc.)
OLLILA JORMA (Presidente Nokia Corporation)
ROCKEFELLER DAVID (JP Morgan International Council)
ROSS DENNIS P. (Washington Institute for Near East Policy)
SIKORA SLAWOMIR (Presidente Citibank Handlowy)
SOCRATES JOSE (Membro del Parlamento Europea)
TRICHET JEAN-CLAUDE (Presidente European Central Bank)
UNDERDAL AROLD (Rettore Università di Oslo)
VASELLA DANIEL L. (Presidente Novartis AG)
VERWAAYEN BEN J. M. (British Telecom)
WEBER JURGEN (Deutche Lufthansa AG)
WOLF MARTIN H. (Commentatore economico Financial Times)
WOLFENSON JAMES D. (Presidente Banca Mondiale)