Economia

Ermotti (UBS): “Accorpamento banche in Europa è inevitabile”

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Il sistema bancario europeo ha bisogno di consolidamento e con il passare del tempo, diventerà sempre più inevitabile. Così alla CNBC il capo di una delle più grandi banche in Europa, Sergio Ermotti di UBS.

Spesso gli investitori, i responsabili delle politiche e altri esperti del settore considerano la frammentazione uno dei maggiori ostacoli alla redditività delle banche europee, un problema insostenibile dice Ermotti.

Di sicuro il consolidamento deve avvenire, in particolare in Europa, dove vediamo molta frammentazione che non è sostenibile (…) Difficile prevedere l’approccio del sentimentalismo e degli investitori. Penso che sia abbastanza chiaro che gli investitori sono molto riluttanti a investire nel nostro settore (…) dobbiamo riconoscere che questo è un momento molto impegnativo.

Certo le banche hanno dovuto affrontare diverse questioni legate alla crisi, come i crediti inesigibili, in un contesto di tassi di interesse bassi e norme più severe. Le banche europee hanno faticato a convincere gli investitori, soprattutto dalla crisi finanziaria globale. Dall’inizio dell’anno, l’indice settoriale bancario europeo è in calo di circa il 20%.

Ma in generale la situazione globale non è rosea. Arend Kapteyn, chief economist presso UBS Investment Bank ha descritto la situazione come il “più grande rallentamento della crescita globale dal 2012 in poi – la crisi della zona euro”.

Ci stiamo avvicinando molto ai livelli precedenti alla crisi su un’intera gamma di variabili economiche.

Secondo la previsione della banca, la crescita globale nel 2018 è appena al di sotto del 3%, dal 4,5% alla fine dello scorso anno. Nel corso dell’intervista alla Cnbc spazio anche alla recente indagine aperta negli Usa che mette Ubs sul banco degli imputati per la crisi dei muti subprime. Ermotti commenta:

“Non crediamo ci siano prove o meriti in queste affermazioni.  È nostra responsabilità difendere l’interesse dei nostri azionisti. Penso che la nostra banca abbia perso molti soldi durante la crisi finanziaria avendo posizioni nei titoli garantiti da mutui residenziali, quindi è molto difficile sostenere che siamo stati intenzionalmente fuorvianti con gli investitori.