Economia

Emergenti, per Templeton e BlackRock “è ora di comprare”

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Per alcuni dei principali strategist e asset manager al mondo è giunto il momento di investire nei mercati emergenti, le cui valutazioni modeste hanno resto molti dei paesi di quest’area, specie quelli meno sensibili al rafforzamento del dollaro Usa, convenienti.

Rispetto agli Stati Uniti raramente i mercati emergenti hanno registrato performance tanto deludenti: al momento la sottoperformance dei paesi in Via di Sviluppo è a livelli storici. E l’azionario delle zone emergenti, di solito, tende a rendersi protagonista di una bella rimonta un anno dopo aver subito cali accentuati.

Ecco allora secondo tre dei money manager più grandi al mondo i mercati emergenti sono destinati a correre, rimbalzando dalla fase di magra degli ultimi mesi. Titoli per più di 7 mila miliardi di dollari sono scivolati in fase ribassista.

Gli strategist e gli investitori di Goldman Sachs, Franklin Templeton Investments e BlackRock ritengono che le quotazioni vantaggiose, l’incremento dei profitti aziendali e i fondamentali solidi riusciranno a controbilanciare nettamente i rischi rappresentati dal rialzo del costo del denaro e da una possibile recessione negli Stati Uniti.

“Siamo ottimisti sugli asset dei mercati emergenti, in particolare l’azionario”, ha dichiarato Isabelle Mateos y Lago, chief multi-asset strategist di BlackRock Investment Institute, il think tank del fondo numero al mondo per valore di asset in gestione. “È una combinazione favorevole quella rappresentata dalle quotazioni vantaggiose, dal rallentamento della crescita globale e dalle aspettative sugli utili trimestrali”.

Gli ottimisti sono personalità illustri e rispettate, ma sono in minoranza. Più della metà degli operatori di mercato prevede che i mercati valutari e azionari dell’area degli emergenti saranno travolti da un’ondata di vendite stando a un sondaggio condotto da Bloomberg tra 20 investitori, trader e strategist.

Era da 23 anni che gli operatori di mercato non erano così pessimisti nei confronti dei mercati emergenti, secondo l’indice Risk-Love stilato da Bank of America Merrill Lynch. Gli strategist della banca, tra cui Ritesh Samadhiya, osservano che “solitamente è un segno che è l’ora di incrementare l’esposizione e non ridurla“, nell’ottica di andare controcorrente. Sempre che questo fenomeno non coincida però con un periodo di recessione.

Le ultime turbolenze diplomatiche e gli ultimi sviluppi sui mercati, come guerra commerciale e rialzo del dollaro ai massimi di un anno,  non dovrebbero deragliare a lungo la corsa delle Borse, secondo Franklin Templeton.

Oggi l’indice MSCI dei mercati emergenti perde lo 0,3% poco dopo le 14 italiane. La performance dell’azionario degli emergenti rispetto alle società quotate Usa a grande capitalizzazione è vicina alla soglia del -17%, che non è stata violata dalla grande crisi finanziaria del 2007-2008.

L’azionario delle nazioni in Via di Sviluppo ha guadagnato in media ben il 32% nei 12 mesi successivi al periodo più negativo dell’anno, stando ai dati riportati da SunTrust Private Wealth.