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Elezioni Usa, volano parole grosse tra repubblicani Bush e Trump

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ROMA (WSI) – Un dibattito a dir poco infuocato, che secondo la stampa americana rimarrà nei libri di storia. In quello che è stato il sesto dibattito dei candidati repubblicani alla Casa Bianca- l’ex governatore della Florida Jeb Bush, i senatori repubblicani rispettivamente del Texas e della Florida Ted Cruz e Marco Rubio,  il neurochirurgo in pensione Ben Carson, il governatore del New Jersey Chris Christie e il governatore dell’Ohio John Kasich –  sono volate parole anche grosse.

In particolare Jeb Bush, fratello e figlio rispettivamente dei due ex presidenti Usa George W. Bush e George H.Bush, ha spiegato alla platea i motivi per cui ritiene che l’avversario Donald Trump, “uno stronzo” (“jerk”).

“Volete un presidente che disprezzi le donne? Che disprezzi i musulmani di ogni tipo, persone con handicap, ispanici…Stiamo parlando di persone che rappresentano il 90% di tutte le persone qui presenti. Insomma, a un certo punto non è meglio dire ‘Ne abbiamo abbastanza?’

Con il proseguire del dibattito la tensione Bush-Trump è aumentata.

Bush:

“Abbiamo bisogno di qualcuno che abbia una mano ferma nell’essere presidente degli Stati Uniti”.

Trump:

“E non abbiamo bisogno di un presidente degli Stati Uniti che sia una persona debole, OK, visto che è quello che avremmo se fosse Jeb – Ve lo dico, non abbiamo bisogno di questo. E’ quello che abbiamo ora e non ne abbiamo bisogno, perchè è questo il motivo per cui siamo nei guai ora”.

Maria Bartiromo, chiamata a moderare l’incontro, ha chiesto a Trump se avesse cambiato idea sulla sua proposta di vietare l’ingresso negli Stati Uniti a tutti i musulmani, dopo le polemiche seguite alle dichiazioni. Lui ha detto convinto: “No”.
A quel punto Bush ha chiesto a Trump di riconsiderare la sua posizione, facendo notare che una politica basata su tale bando renderebbe impossibile per il governo Usa riuscire a formare una coalizione con le nazioni arabe, per sconfiggere l’Isis. Bush ha chiesto:

“Tutti i musulmani? Davvero?

Dal canto suo Trump ha rivolto i suoi attacchi a Ted Cruz, senatore repubblicano del Texas la cui popolarità sta sempre più crescendo, sollevando interrogativi sulla sua eleggibilità, visto che è nato in Canada.

Fuoco e fiamme anche tra Cruz e il senatore repubblicano della Florida Marco Rubio, che si sono scontrati sui loro piani fiscali.

Cruz ha affermato che il piano di Rubio manterrebbe il tetto al 35% e coinvolgerebbe ancora il Fisco americano IRS, mentre Rubio ha chiesto a Cruz come potrebbe avvenire l’esazione delle tasse senza l’IRS o qualsiasi altra agenzia governativa.

Cruz ha difeso poi il prestito ricevuto da Goldman Sachs per la sua campagna al Senato:

“Diversamente da Hillary Clinton, non ho enormi masse di denaro in banca, come centinaia di milioni di dollari. Quando ero in corsa per il Senato, quasi tutti i lobbisti, quasi tutto l’establishment era contro di me in Texas..Il mio rivale in quella corsa valeva più di $200 milioni e aveva scommesso $25 milioni propri per finanziare quella campagna. Mia moglie Heide e io finimmo con l’investire tutto ciò che avevamo, e dovemmo ricorrere a un prestito a fronte dei nostri asset per investire nella campagna e difenderci da quegli attacchi. E l’intero attacco del New York Times è che io ho reso pubblico quel prestito in un documento registrato presso il Senato Usa, in un registro pubblico dunque, ma non presso la FEC. Entrambi quei registri erano pubblici e si, io ho commesso un errore, riportando la somma in un pezzo di carta invece che in un altro”.