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Elezioni Spagna: euroscettici di Podemos superano socialisti

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La Spagna si avvicina al voto del 26 giugno con la prospettiva concreta di ritrovarsi nuovamente nella condizione di non trovare una maggioranza parlamentare certa, vista distribuzione dell’elettorato in quattro grossi blocchi. Due di essi sono costituiti dai partiti tradizionali della destra e la sinistra spagnola, popolari e socialisti, mentre gli altri dalle controparti emergenti di Ciudadanos e Podemos. E’ proprio il partito eurocritico guidato da Pablo Iglesias a offrire l’unica novità apprezzabile rispetto alle elezioni dello scorso dicembre: infatti l’alleanza col fronte della sinistra radicale, secondo gli ultimi sondaggi, permetterebbe a Unidos Podemos (questo il nome del nuovo cartello elettorale) di rubare il secondo gradino del podio ai socialisti, col 25,6% dei voti, dietro popolari del premier uscente Mariano Rajoy.

Questo risultato resterebbe comunque insufficiente a Iglesias per governare da solo; perciò le possibilità che si aprono all’indomani delle elezioni restano ancora molto incerte. Uno scenario apparentemente più logico sarebbe quello di un governo progressista che unisca le forze di Podemos del Psoe, ma, anche in questo caso, i seggi conquistati non potrebbero raggiungere la quota 176, necessaria a governare (allo stato attuale 172 sarebbero i seggi delle due formazioni messe assieme). Inoltre, la possibilità che la leadership di Iglesias venga supportata dai socialisti appare improbabile. Secondo José Fernández-Albertos, politologo del centro di ricerca Csis, è difficile immaginare che i “socialisti supportino Iglesias come premier; il risultato più probabile è che si asterranno e lasceranno Rajoy a governare [in minoranza] ma staranno all’opposizione. Diranno ai loro elettori che non possono supportare i popolari, ma che allo stesso tempo debbono essere responsabili”.

sagna
Secondo l’ultimo sondaggio pubblicato dal Paìs, l’unica compagine che, rispetto alle scorse elezioni, ha subito variazioni importanti nel consenso è Podemos, che passa dal 20,7% al 25,6% anche grazie all’ingresso della sinistra radicale; i popolari crescono dal 28,7% al 29,2%, Ciudadanos dal 13,9% al 14,6%. Ad arretrare sono, invece, i socialisti: dal 22% al 21,1%. Ancora una volta si profila la retromarcia della socialdemocrazia europea, in affanno nel dare risposte al proprio elettorato tradizionale, in migrazione verso partiti più intransigenti.