Economia

Edwards (SocGen): con guerra commerciale “finale di partita più vicino”

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La guerra commerciale a tutto campo avviata dall’amministrazione Trump farà scoppiare una crisi finanziaria prima del previsto, secondo l’analista ribassista di Société Générale. È da diversi anni che Albert Edwards avverte del pericolo dell’arrivo  di un’ondata deflativa e dell’impatto negativo che questo scenario avrebbe su economia e mercati.

La tesi pessimista sull’economia di Edwards si scontra con una serie di fondamentali e prospettive economiche per il 2018 e l’anno prossimo nel complesso positivi. Lo strategist globale della banca francese da tempo però mette in guardia dai rischi di deflazione, che saranno causati dalle manovre di svalutazione valutaria della Cina e di altri paesi volte a rendere più attraenti i beni e prodotti esportati.

Il risultato, stando alle stime di Edwards, sarebbe quello di un crac paragonabile a quello consumatosi nel 2008. Oggi l’analista riafferma la sua teoria catastrofica, citando come ulteriore fattore scatenante della prossima crisi i dazi imposti da Donald Trump alle importazioni di acciaio (del 25%) e alluminio (10%) negli Stati Uniti.

“Nella nostra tesi, una guerra commerciale e una svalutazione valutaria competitiva erano da sempre visti come i fattori scatenanti del finale di partita: la deflazione globale finirà per distruggere il benessere, i posti di lavoro e i profitti aziendali”, sottolinea l’analista in una nota pubblicata giovedì 15 marzo, aggiungendo che a giudicare dalle ultime vicissitudini “questa crisi potrebbe arrivare prima del previsto”.

La Cina esporta solamente l’1,1% del suo acciaio in Usa, pertanto si sarebbe portati a ritenere che i dazi difficilmente faranno danni seri alle aziende cinesi. Ma ad alimentare la guerra commerciale nell’immediato, secondo Edwards, sarebbero le prossime ritorsioni degli Usa contro la Cina per un presunto furto di proprietà intellettuale.

Come rappresaglia gli Usa potrebbero arrivare a imporre restrizioni nei visti e negli investimenti, oltre che altri dazi per una somma complessiva che potrebbe arrivare fino a 60 miliardi di dollari sui prodotti IT e del settore delle telecomunicazioni della Cina, stando a quanto riportato dalla testata Nikkei Asian Review mercoledì scorso.

Washington potrebbe anche adottare misure coercitive contro altri partner commerciali come l’Unione Europea, nell’ambito dell’agenda di stampo protezionista di Trump. L’UE ha già fatto sapere che passerà al contrattacco con una rappresaglia che non tarderà ad arrivare. Il commissario agli Affari Economici Pierre Moscovici ha annunciato che Bruxelles risponderà “con fermezza” ai dazi americani.

Sotto il motto di “America First“, Trump intende porre anche rimedio agli eccessivi deficit commerciali degli Stati uniti nei confronti della Germania e l’Eurozona più in generale. Senza contare che nei giorni scorsi ha accusato anche il Canada di avere un surplus commerciale nei confronti dell’America, nonostante sia vero il contrario.

“Presto il presidente Trump farà fuoco con il cannone del protezionismo contro la Germania e l’Europa. A quel punto sarà il caos“. A dire il vero Edwards è da anni che annuncia l’arrivo di una crisi maggiore. L’anno scorso ha previsto che si sarebbero verificate turbolenze finanziarie sullo stesso livello di quella viste nel 2008. Così non è stato e, anzi, i mercati azionari sono saliti sui massimi di sempre, con la crescita economica in Eurozona e negli Stati Uniti che ha registrato una forte accelerazione a cavallo tra il secondo e il terzo trimestre.