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EDITORIA: TEMPI DURI PER LE RIVISTE INTERNET

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Cominciano ad essere tempi un po’ piu’ duri per i magazine dedicati alla New Economy.

Spuntate come funghi nelle edicole degli Stati Uniti nel corso dello scorso anno, riviste come Business 2.0, Industry Standard, Red Herring e Upside, erano riconoscibili, oltre che per l’argomento trattato, anche per l’ingente numero di pagine, segno di una raccolta pubblicitaria che andava a gonfie vele.

Ora pero’ che sulla New Economy cominciano a soffiare venti di crisi, il loro spessore comincia a essere meno voluminoso, segno che la raccolta pubblicitaria non e’ piu’ quella dei tempi d’oro.

“Queste riviste sono decollate come come razzi, ma adesso stanno precipitando inesorabilmente – commenta Andrew Leckey, professore all’Universita’ di Berkeley e giornalista – Un destino inevitabile dovuto alla crisi di molte aziende della New Economy che ha portato ad un taglio delle spese pubblicitarie”.

Alla crisi dei cosiddetti “dot.com magazines” hanno contribuito pero’ anche fattori che hanno meno a che fare con il momento ‘no’ della New Economy.

Il mercato delle riviste dedicate all’Internet business e’ infatti arrivato a saturazione ed e’ inevitabile che nei prossimi mesi, come sostengono molti analisti che seguono il settore editoriale, assistermo ad una necessaria scrematura, tramite fusioni e acquisizioni.

E i rumors a riguardo non hanno tardato ad arrivare. La settimana scorsa ad esempio il gigante tedesco dell’editoria Bertelsmann ha reso noto la propria intenzione di acquisire, per una cifra imprecisata, Fast Company dal magnate dei media newyorkesi Mortimer Zuckerman.

Allo stesso tempo si e’ vociferato di una possibile fusione tra Industry Standard e Business 2.0, anche se i due magazine hanno smentito questa possibilita’.

I diretti interessati stigmatizzano pero’ le voci di una crisi generalizzata del comparto. Secondo James Daly, direttore di Business 2.0 (che ha lanciato da poco una versione in italiano della rivista), e’ sbagliato definire “dot.com magazine” riviste come la sua che si occupano di business ma che non trattano esclusivamente del fenomeno Internet.

“La New Economy – dice Daly – non sono solo, come prima, due ragazzi con un’idea brillante in un garage di Palo Alto, ma e’ molto, molto di piu'”.

In ogni caso fino a novembre la raccolta pubblicitaria su queste riviste era doppia (+100%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ora c’e’ un rallentamento.

”Ma e’ come passare da una velocita’ di 190 miglia all’ora a una di 110 miglia all’ora”, dice Daly. Del resto, lo stesso si puo’ dire per l’economia americana.

Ed ecco le cifre: fino a tutto novembre Industry Standard aveva raccolto pubblicita’ per $106 milioni, Business 2.0 per $59 milioni e Red Herring per $52. Dunque tutto e’ relativo, e di vera crisi, non si puo’ proprio parlare.