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Economia globale, crescita solida e sincrona

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Un contesto tranquillo ma difficile da leggere. È lo scenario che il direttore investimenti di M&G, Nicolò Carpaneda, ha condensato in poche parole, nell’Annual conference 2017

Ora che i più importanti impegni elettorali sono stati lasciati dietro le spalle, anche se rimangono ancora da affrontare le elezioni in Gran Bretagna, in Germania e, forse, in Italia, i mercati finanziari possono tornare a concentrarsi sullo scenario economica. E che cosa vedono?

Una economia mondiale che cresce in maniera solida e, per la prima volta da lungo tempo, sincrona” secondo Nicolò Carpaneda di M&G che prosegue: “Nel 2017 anche quelle aree geografiche che nel 2016 soffrivano hanno visto migliorare le proprie prospettive economiche. Il rischio politico è sceso in Eurozona dopo le elezioni in Francia”. Qualche tensione potrebbe crearla, negli Stati Uniti, una mancata approvazione della riforma fiscale proposta da Donald Trump: “Il mercato potrebbe innervosirsi da qui all’estate, se non dovessero arrivare adeguati dettagli, in particolare sulle coperture”.

In effetti gli Stati Uniti sono l’ambito di investimento che entusiasma meno. Da una parte c’è un mercato azionario ormai non più conveniente, dall’altra una Federal Reserve in fase di normalizzazione dei tassi di interesse: “Se la Fed rialzasse i tassi due volte da qui a fine anno, come ci si aspetta, non vediamo grandi problemi per il reddito fisso. Tuttavia, se a settembre arrivasse il terzo rialzo dell’anno e la Fed apparisse dietro la curva, le pressioni potrebbero aumentare e mettere in difficoltà, in particolare, l’alto rendimento negli Stati Uniti. Non siamo invece preoccupati per il reddito fisso in Europa dove il contesto rimane ancora totalmente espansivo e in miglioramento. Con il tasso di deposito fissato a -0,4% le banche hanno prelevato 233 miliardi di liquidità dalla Bce e li hanno reinvestiti in titoli di Stato, tra i quali i BTp beneficiando del differenziale di rendimento positivo, oppure sono andate a ridurre il loro indebitamento. Non pensiamo che la normalizzazione rappresenti un problema di breve termine per l’Eurozona”.

Titoli di Stato Paesi sviluppati? Meglio lasciar perdere

Le parole di Carpaneda ricalcano il pensiero di Juan Nevado, gestore del team Multiasset di M&G, il quale consiglia di lasciar perdere le obbligazioni sovrane dei Paesi sviluppati: “Negli ultimi 27 anni il rendimento del Bund è crollato dal 6% al -2%. Eppure molti investitori ancora lo comprano perché si sentono più tranquilli rispetto a un investimento in azioni. Un atteggiamento di scetticismo che ancora impedisce a molti di credere nel miglioramento dell’economia globale, anche in Italia”.

Negli ultimi 25 anni il rendimento del bund tedesco è crollato in territorio negativo mentre le azioni hanno mantenuto la loro capacità di produrre reddito
Negli ultimi 25 anni il rendimento del bund tedesco è crollato in territorio negativo mentre le azioni hanno mantenuto la loro capacità di produrre reddito

Applicazione pratica del giudizio di Nevado è stata la decisione, presa lo scorso anno, di avere una duration negativa sui titoli di Stato tedeschi nel fondo M&G Dynamic allocation: “Troppo costosi”. La scelta si è riflessa positivamente sui rendimenti del fondo che hanno ricevuto una spinta anche dal buon andamento delle obbligazioni dei Paesi emergenti, dalla performance dei titoli bancari e tecnologici Usa e dalla compressione degli spread del credito nelle aree investment grade. Opportunità ancora interessanti si trovano invece nel fixed income emergente e nel credito Usa a tripla B.

Molto meglio puntare sull’azionario “che offre rendimenti più appetibili”. Con i dovuti distinguo però: “Gli Stati Uniti sono costosi. Gli unici comparti che possono ancora interessare sono banche, biotech e tecnologia ma in gererale siamo corti di S&P500. Meglio l’Europa, (Italia, Spagna, Germania) dove le valutazioni sono inferiori ma anche il Giappone (banche) e alcuni Paesi asiatici come la Corea e Taiwan”.

L’esposizione all’azionario del fondo M&G Dynamic Allocation è vicina, al momento, alla neutralità prevista dalla strategia (40%).