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Draghi vede Geithner: grandi manovre, decisive per l’euro

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Roma (TMNews) – Il segretario di Stato americano al Tesoro Timothy Geithner e il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble hanno “espresso fiducia sugli sforzi dei paesi membri dell’area euro per effettuare riforme e muoversi verso una maggiore intregrazione”.

Lo riporta un comunicato congiunto al termine dell’incontro tra i due nell’isola di Sylt, in Germania. Nell’ambito del suo tour europeo, oggi Geithner dovrebbe incontrare anche il presidente della Bce Mario Draghi.

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di Maurizio Molinari

Roma – In questa fase è Mario Draghi l’interlocutore di maggiore importanza per Tim Geithner»: ad affermarlo è Kenneth Rogoff, ex capo economista del Fondo monetario internazionale e già membro del Board dei governatori della Federal Reserve, in coincidenza con l’arrivo in Germania del ministro del Tesoro degli Stati Uniti per una visita incentrata sulla crisi dell’euro.

Geithner oggi incontra il collega tedesco Wolfgang Schaeuble e il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi. Quale ritiene che sia il messaggio di cui è portatore?

«L’interesse degli Stati Uniti in questa fase è che la crisi della moneta unica europea rimanga dormiente in coincidenza con la conclusione delle elezioni presidenziali. Quanto avvenuto negli ultimi mesi e nelle ultime settimane testimonia il danno che la crisi dell’euro può arrecare alla crescita dell’economia degli Stati Uniti. E’ questo lo sfondo sul quale avviene la visita di Geithner. Washington vuole scongiurare il rischio di gravi scosse europee sui mercati nei prossimi mesi».

Cosa intende dire per “crisi dormiente”?

«Nella consapevolezza che è impossibile trovare in tempi stretti soluzioni durature alla crisi dell’euro, Geithner è interessato a discutere con Mario Draghi l’ipotesi di nuovi interventi della Banca centrale europea, come potrebbero essere ad esempio acquisti di quantità significative di titoli di Stato di Spagna e Italia per evitare impennate dei loro tassi di interesse e scongiurare dunque nuove crisi».

E per quanto riguarda il bilaterale di Berlino, quale è invece la priorità di Geithner?

«Nel caso di Schaeuble l’interesse degli Stati Uniti è che la Germania di Angela Merkel in questa fase eviti di adottare decisioni politiche capaci di aggravare in qualsiasi maniera la crisi dell’Eurozona».

Alla vigilia dell’arrivo di Geithner proprio Schaeuble ha messo avanti le mani sulla Grecia, affermando che “non possono essere fatte ulteriori concessioni finanziarie” perché “il piano di soccorso per Atene è già molto accomodante”. Come interpreta questa posizione di Berlino?

«E’ evidente che da qualche tempo la Germania tende a staccare la posizione della Grecia da quella delle altre nazioni più deboli dell’Eurozona, come il Portogallo o l’Irlanda. L’idea che sta dietro a questa posizione è che, prima o poi, può arrivare il momento dell’uscita della Grecia dall’Eurozona.

Si tratta di una posizione tedesca che implica un ripensamento della zona dell’Euro e, anche se non è del tutto esplicitata, quanto Schaeuble afferma lascia intendere la volontà di farla presente anche a Geithner. Detto questo, è certamente vero che il piano di soccorso nei confronti della Grecia è molto accomodante: le condizioni poste ad Atene sono state più volte riviste, in senso più favorevole, ma ciò non ha portato purtroppo ad un miglioramento della posizione finanziaria della Grecia, determinando le conseguenti reazioni tedesche».

La Federal Reserve sta esaminando la possibilità di una nuova iniezione di capitali sui mercati, il QE3, ritiene possibile che coincida con nuovi interventi da parte della Bce?
«Un intervento congiunto di Fed e Bce avverrà, a mio avviso, solo in caso di grave crollo dei mercati finanziari. Non siamo, per fortuna, ancora a questo e dunque ritengo che nuovi interventi vi saranno, ma separati».

A cosa si riferisce in particolare?

«E’ probabile che vedremo un QE3 da parte della Federal Reserve di Ben Bernanke al fine di sostenere l’economia americana che si trova in una fase di impasse così come ritengo che presto la Banca centrale europea tornerà a muoversi con interventi simili a quelli già realizzati da Mario Draghi o anche con mosse nuove e più incisive».

Come giudica il ruolo che stanno svolgendo Fed e Bce sugli opposti fronti della crisi?

«Non c’è dubbio che in questa fase la Federal Reserve e la Banca centrale europea sono le protagoniste di quanto può essere fatto per sostenere i mercati finanziari anche se, in ultima analisi, la soluzione del problema dell’Eurozona non può essere che di natura politica. Ha infatti a che vedere con la necessità di garantire una maggiore stabilità politica all’unione monetaria».

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