Economia

Draghi interrogato dall’Ue su dilemma inflazione

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Mario Draghi si trova a dover risolvere un dilemma: dove è diretta l’inflazione? È questo enigma il motivo per cui la Bce non ha ancora potuto segnalare con chiarezza se si appresta o no a ridurre le misure di stimolo monetario straordinario nonostante la ripresa dell’economia, la cui ritrovata robustezza è certificata dagli ultimi dati macro.

Durante il suo intervento davanti al Parlamento europeo, l’ultima uscita in pubblico prima della decisione di politica monetaria della settimana prossima, il presidente della Bce Draghi è stato interrogato sui suoi prossimi piani di uscita dalle misure di accomodamento monetario straordinarie da 2.300 miliardi di euro. Secondo lui la crescita migliora ma non ancora abbastanza da giustificare l’abbandono del Quantitative Easing e il ritorno graduale alla normalità per i tassi di interesse. 

Questa settimana, stando alle stime degli analisti, i nuovi dati dovrebbero mostrare che la fiducia nell’economia è la più elevata in dieci anni di tempo in area euro e che il tasso di disoccupazione è il più basso dal 2009. Ma Draghi può sempre giustificare la sua strategia attendista citando gli indici dei prezzi al consumo che, in particolare se si escludono le componenti volatili di cibo ed energia, ancora tardano a rinfocolarsi. 

È questa divergenza tra economia in miglioramento e inflazione fiacca a lasciare le autorità della Bce perplesse prima della riunione di politica monetaria dell’8 giugno a Tallinn, in Estonia. L’appuntamento alla Commissione Affari Economici e Monetari Ue potrebbe essere l’occasione per fare chiarezza: il rischio è quello di illudere o preoccupare troppo i mercati. L’euro era stabile prima di scivolare sotto 1,180 dollari, mentre l’azionario – orfano di Cina, Uk e Usa – è particolarmente pesante in Italia (-2%) per via delle incertezze politiche e della possibilità di elezioni anticipate già a giugno.