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Direzione PD, monito da Orlando a Renzi: “così rischi il frontale”

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ROMA (WSI) – Si è tenuta ieri pomeriggio la tanto attesa direzione del Partito democratico che ha votato per riunire l’assemblea subito, già tra sabato e domenica dando così avvio al congresso del Pd.

Grande protagonista sul palco di via Alibert a Roma il segretario Matteo Renzi, il grande sconfitto al referendum del 4 dicembre  che afferma:

“Si chiude un ciclo alla guida del Pd (…) Ho fiducia nella nostra gente. Penso che un punto vada messo: non io, non noi, ma l’assemblea che è sovrana... (…)  Andiamo al congresso con il sorriso sulle labbra, così saremo un partito ancora più democratico, se altri vogliono farsi governare da un algoritmo è un problema loro(…) Dopo il 4 dicembre le lancette della politica sono tornate indietro, quasi ai tempi della Prima Repubblica: sono tornati i caminetti, ci si perde nei litigi e non si fanno proposte (…) Basta amici e compagni, diamoci una regolata tutti insieme. Non è possibile che tutto venga messo in discussione, non voglio nessuna scissione: se deve essere, sia una scissione sulle idee, senza alibi, e non sul calendario. Agli amici e compagni della minoranza voglio dire: mi dispiace se costituisco il vostro incubo, ma voi non sarete mai il nostro avversario, i nostri avversari sono fuori da questa stanza. Non possiamo più prendere in giro la nostra gente”.

Poi l’ex premier torna sul congresso e velatamente fa trapelare l’intenzione di rassegnare le dimissioni ma non ammettendolo apertamente.

“Facciamo il congresso, non sarò il custode dei caminetti. Usiamo le regole dell’ultima vota ma torniamo alla politica (…) Ho preso un partito al 25% e l’ho portato al 40,8%. Ho dato una casa europea al Pd, inserendolo nel Pse. Ma ora si chiude il ciclo. E chi perde rispetta l’esito del voto. Io non dico andate, dico venite, confrontiamoci, vediamo chi ha più popolo”.

Elezioni anticipate? Per Renzi non c’è tutta questa urgenza.

“Il congresso del Pd non si fa per decidere quando si fa alle elezioni politiche: prima o poi si andrà a votare. Il congresso serve per essere pronti quando ci sarà il voto”.

Seduto in platea ad ascoltare l’ex premier il suo acerrimo nemico, Massimo D’Alema a cui Renzi non disdegna qualche frecciatina.

“Chi diceva che in sei mesi si sarebbe fatta una nuova riforma costituzionale. Ricordate? Ne sono già passati oltre due, di mesi, e non si è manco eletto il presidente della commissione affari costituzionali del Senato. Evidente: non possiamo contare su una proposta alternativa (…) a Roma mentre il nostro Roberto Giachetti andava avanti qualcuno telefonava agli assessori per convincerli ad accettare un posto nella giunta di Virginia Raggi?”.

D’Alema non si scompone. A scomporsi in un certo senso è il ministro della Giustizia, Andrea Orlando che si dichiara non favorevole al congresso anticipato e non vota il documento. Tutte le opposizioni interne non si fidano e continuano ad attaccare, da Gianni Cuperlo all’ex segretario Pd Pier Luigi Bersani – “Io sono preoccupato. Dobbiamo vedere se, a prescindere da quello che abbiamo pensato, che è improponibile, a questo tornante c’è qualcosa che ci tenga assieme- fino al presidente della Regione Toscana Enrico Rossi.

Dalle pagine de La Stampa, Orlando invita Renzi a usare toni più calmi.

“Se vedi uno che sta facendo una curva parabolica che lo porta a un frontale, glielo dici di stare attento, no? Cosa c’è di strano, se uno sbaglia, glielo dico. Non sono convinto che andare subito al congresso sia un bene per il Pd. Non mi sono messo d’accordo con la minoranza, ma ho detto alla Direzione quello che penso. Ho dato i miei consigli, spero che le mie funeste previsioni non si avverino, ma conosco il partito”. E dalle pagine di Repubblica, Orlando risponde così alla domanda sulla sua eventuale decisione di candidarsi alla segreteria del PD: “E’ un problema che mi porrò soltanto quando inizieremo a discutere sulla proposta da fare al Paese.

Intanto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano annuncia di volersi candidare alla segreteria del Partito.

“Io non appartengo a nessuna corrente. Sono un singolo. Ho sostenuto Renzi per il cambiamento, ma in questi 1.000 giorni io molte volte non ho capito dove voleva andare”.

Non resta che attendere il prossimo weekend per sapere cosa succederà in casa PD.