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DEPOSITI DORMIENTI: DENUNCE A RAFFICA

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*Presidente Adusbef. Il contenuto di questo articolo esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – Quanti sono i “depositi dormienti” giacenti nelle casseforti delle banche e mai rivendicati dagli aventi titolo? Adusbef stima siano 15 miliardi di euro, Banca d’Italia, 10 miliardi di euro. Ma i depositi bancari, libretti di deposito di risparmio bancari e postali, titoli a custodia, pegni, cassette di sicurezza custoditi in banche, Sim, Poste, Fiduciarie, SGR, se non movimentati da 10 anni, sono soggetti a prescrizione?

Non sono prescrivibili secondo la Costituzione che tutela il risparmio. Sono prescritti in 10 anni, quindi disinvoltamente incamerati, secondo alcune banche, che alla richiesta di riscuotere e/o riattivare depositi a risparmio, hanno risposto testualmente che: “a mente dell’articolo 2946 del codice civile, il diritto del depositante alla restituzione delle somme depositate nel libretto di risparmio si prescrive in dieci anni”.

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Adusbef, che dal 1991 (dopo il decreto-legge 3 maggio 1991, n. 143, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 luglio 1991, n. 197, recante provvedimenti urgenti per limitare l’uso del contante e dei titoli al portatore nelle transazioni e prevenire l’utilizzazione del sistema finanziario a scopo di riciclaggio) ha effettuato le prime stime sui cosiddetti “conti dormienti”,“silenti”, o dei “morti”, come quelli utilizzati da Fiorani durante la scalata ad Antonveneta, ossia depositi di denaro, cassette di sicurezza, libretti di risparmio, assegni circolari smarriti e mai rimborsati, titoli azionari o obbligazionari appartenenti a persone decedute o scomparse, che non risultano più movimentati da decenni, a fronte di tale interpretazione di talune banche, che ritengono prescritto il diritto del depositante alla restituzione delle somme nei dieci anni e che configura il reato di appropriazione indebita, ha chiesto, tramite una diffida inviata al Governatore della Banca d’Italia ed al ministro dell’Economia, in qualità di presidente del CICR, di inviare una urgente ispezione su un campione di banche, per verificare se gli istituti di credito si siano già appropriati nel tempo, del denaro dei depositanti versato dal 1948 ad oggi.

Con contestuali esposti-denunce, inviate a 10 Procure della Repubblica (Milano, Roma, Torino, Genova, Firenze, Siena, Napoli, Palermo, Catania, Bari), Adusbef ha chiesto di verificare se alcune banche e gruppi bancari, abbiano per caso incamerato, nei libri contabili ed iscritti in apposite voci di bilancio, i fondi dormienti non reclamati dagli aventi titoli, negli ultimi 58 anni.

I fondi dormienti, un vero e proprio tesoro “dimenticato” e forse “indebitamente incamerato” se non “confiscato con destrezza” nelle pieghe dei bilanci, stimati in 10 miliardi di euro da Bankitalia, che non sono di banche, Poste, Sim, Fiduciarie e società di gestione del risparmio, ma sono stati confiscati da banche, Poste ed altri soggetti al pubblico degli utenti, anche per l’inerzia di quelle Autorità vigilanti che avevano quantomeno il dovere di quantificarli nella Matrice dei Conti, non vengono affatto espropriati ai legittimi eredi, ma trasferiti e sottratti alla disponibilità delle banche, che nel silenzio assenso hanno effettuato una indebita appropriazione, devono tornare quindi nelle pubbliche disponibilità ed essere utilizzati per finalità sociali, interessi collettivi e/o di pubblica utilità.

Adusbef stigmatizza l’inerzia di Governo e maggioranza, che invece di cogliere l’occasione per utilizzare ingenti risorse dei cittadini, anche finalizzati a risarcire le vittime della lunga catena dei crack finanziari (bond argentini, Cirio, Parmalat.ecc.), frappone ostacoli e difficoltà ad un dispositivo chiaro, trasparente e garantista dei diritti degli utenti, tradotto in un emendamento ad una legge finanziaria “lacrime e sangue” che grava sulle famiglie, che potrebbe essere alleviata utilizzando, al massimo entro il 2007, il tesoro dimenticato dei “fondi perenti”.

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