Economia

Francia può sforare il deficit? Cosa dicono regole Ue

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Dopo l’annuncio dei nuovi provvedimenti a favore delle istanze dei gilet gialli, del governo francese, è stato previsto il superamento del rapporto deficit-pil oltre il 3%. In queste ore la domanda che aleggia, da Parigi a Roma, è una sola: la Francia può farlo? L’Italia è discriminata?

Vediamo con ordine quali sono le dichiarazioni e quali le regole sul tema.

La più importante è arrivata dal Commissario Ue agli Affari Economici, Pierre Moscovici. Un deficit anche oltre il 3%, ha affermato, sarebbe ammissibile “in modo limitato, temporaneo e in condizioni eccezionali”, e tale superamento “non deve prolungarsi per due anni consecutivi né eccedere il 3,5% per anno”.

Secondo il vicepremier, Matteo Salvini, “sarebbe inaccettabile un atteggiamento nei confronti di Parigi e uno diverso nei confronti di Roma”. Luigi Di Maio, è intervenuto sulla stessa linea: “Guardiamo con attenzione alle misure annunciate da Macron. La Francia dovrà aumentare il deficit e si aprirà un caso, se le regole valgono per tutti”.

L’antefatto che tutti conoscono è che la manovra economica italiana, che aveva previsto un deficit al 2,4% assumendo una crescita nel 2019 dell’1,5%, è stata prontamente bocciata dalla Commissione Ue. La procedura d’infrazione, se non si troverà un compromesso con Roma, diverrà inevitabile.

Cosa dicono le regole europee

I casi d’Italia e Francia giustificano disparità di trattamento? L’unico modo per trattare in modo oggettivo la questione è osservare le regole europee. A determinare i vincoli su deficit e debito pubblico è il Patto di bilancio europeo (Fiscal Compact), che l’Italia ha ratificato nel luglio 2012 e la Francia tre mesi dopo.

I paletti ivi contenuti sono chiari. Un tetto al deficit strutturale, quello al netto delle poste straordinarie e corretto per l’andamento positivo o negativo dell’economia, è allo 0,5% per tutti i Paesi con un rapporto debito Pil oltre il 60%.

Nel rispettare questo vincolo sul deficit strutturale resta in piedi il tetto, contenuto nel precedente Patto di stabilità, sul deficit/Pil al 3%: quello cui si sente spesso fare riferimento. Le regole di bilancio del Fiscal Compact sono “in aggiunta” ai precedenti trattati.

Infine, ecco il vincolo stabilito sul debito pubblico: “Quando il rapporto tra il debito pubblico e il prodotto interno lordo di una parte contraente supera il valore di riferimento del 60% (…) tale parte contraente opera una riduzione a un ritmo medio di un ventesimo all’anno come parametro di riferimento”.

Chiarite le regole, ecco le situazioni di Francia ed Italia. Il piano di budget precedente alla retromarcia di Emmanuel Macron aveva previsto un deficit strutturale allo 0,3% e un deficit/Pil al 2,8%. Il Governo italiano aveva previsto un deficit strutturale al 1,8% e un deficit/Pil al 2,4%. Entrambi i Paesi hanno un debito pubblico superiore al 60% del Pil: la Francia nel 2018 arriverebbe al 99,2% secondo le proiezioni Insee (l’Istat francese), quello italiano è, nel 2017, a 131,4% (dato ufficiale).

Moscovici: confronto Francia Italia “allettante ma sbagliato”

“Il confronto con l’Italia è allettante ma sbagliato, perché le situazioni sono totalmente diverse. La Commissione europea sorveglia il debito italiano da diversi anni; non l’abbiamo mai fatto per la Francia“: sono le parole usate dal Commissario agli Affari Economici Ue di origini francesi Pierre Moscovici.

Nell’ambito del Fiscal Compact, la manovra francese precedente alle correzioni annunciate da Macron rispettava i vincoli su deficit strutturale e deficit puro; l’Italia, al contrario, aveva optato per un deficit strutturale apertamente oltre i limiti del Fiscal Compact. E’ da vedere come cambieranno i conti dopo le “concessioni” del presidente francese. Una cosa però sta scritta nero su bianco nel Patto di bilancio: la definizione delle “circostanze eccezionali” che permetterebbero, secondo Moscovici, di poter accettare uno sforamento delle regole da parte dei francesi. Recita il documento:

“Per “circostanze eccezionali” si intendono eventi inconsueti non soggetti al controllo della parte contraente interessata che abbiano rilevanti ripercussioni sulla situazione finanziaria della pubblica amministrazione oppure periodi di grave recessione economica ai sensi del patto di stabilità e crescita rivisto, purché la deviazione temporanea della parte contraente interessata non comprometta la sostenibilità del bilancio a medio termine”.

Nel caso francese si può dire con certezza che non c’è recessione, e che non si è verificato un evento che abbia ripercussioni finanziarie. Si tratta di clausole legate ad esempio a calamità naturali o a crisi finanziarie di larga scala. Per cui è impossibile trovare riscontro nelle regole rispetto a quanto affermato da Moscovici sul caso di uno sforamento francese.