Economia

Debito pubblico: a fine gennaio sfiora i 2.600 mld per Mazziero Research

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Nel mese di gennaio, il debito pubblico italiano si porterebbe vicino alla soglia dei 2.600 miliardi e crescerà nei mesi successivi arrivando a giugno tra 2.670 e 2.707 miliardi di euro.
Così le ultime stime della Mazziero Research secondo cui le stime presentano un’elevata incertezza in funzione delle limitazioni regionali e del ritmo delle vaccinazioni.

Debito pubblico: ora riparte la crescita

Come si legge nel report dell’istituto di ricerca, a dicembre il debito è diminuito di 17 miliardi rispetto al mese precedente, un calo che si presenta ogni anno e che contribuisce a migliorare i dati statistici a consuntivo come debito/PIL e deficit/PIL. Tuttavia, nel 2020 la diminuzione è stata molto inferiore rispetto agli anni precedenti, come afferma Mazziero Research, confermando la condizione di stress dei conti pubblici negli ultimi 12 mesi.

Occorre ricordare che il 2020 è iniziato con un debito di 2.410 miliardi, il dato di fine anno a 2.569 miliardi conferma un record storico nell’aumento pari a 159 miliardi: uno strascico degli effetti economici della pandemia che si trascinerà nel tempo e che per sanarlo richiederà sacrifici o peggio tassi elevati di inflazione per diversi anni.
Gli esperti di Mazziero stimano una forte ripartenza del debito pubblico già da gennaio 2021, con una progressione che potrebbe portare vicino alla soglia dei 2650 miliardi entro il primo semestre dell’anno.

Il grafico presenta con una linea rossa i dati ufficiali pubblicati da Banca d’Italia, e prosegue in grigio con i valori stimati dalla Mazziero Research. La tabella di affidabilità indica le differenze tra i valori ufficiali e le stime precedentemente fatte dalla Mazziero Research.

Per quanto riguarda le stime del Pil per i quattro trimestri del 2021 e la variazione annua che attualmente prevedono tra un +4 e +6%, con un valore calcolato di 4,7%, la dinamica trimestrale presenterebbe una crescita per i primi 3 trimestri, rispettivamente +0,3%, +1,8% e +2,4%, per poi subire un arretramento nell’ultimo quarto attualmente stimato in -2,1%.