Economia

Debito di Usa e Cina a nuovi livelli record

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Il debito che peserà sulle spalle delle nuove generazioni continua a salire nelle maggiori potenze economiche mondiali. Il rapporto tra debito e Pil degli Stati Uniti ha toccato un nuovo record assoluto ma la Cina sta raggiungendo in fretta quei livelli. Intanto in Italia il debito pubblico ha raggiunto i massimi di sempre a maggio: quota 2.278,9 miliardi di euro rappresenta un incremento di 8,2 miliardi rispetto ad aprile.

La crescita del debito di famiglie e aziende in Cina è infatti molto rapida e viene citata come uno dei principali rischi per la salute e sostenibilità dell’economia mondiale. La montagna di debito è esplosa da quando è scoppiata la grande crisi finanziaria e dopo che il World Economic Forum ha avvertito che il passivo della Cina sarebbe cresciuto di $20.000 miliardi entro il 2020, i livelli record degli Stati Uniti sembrano alla portata.

Sembra che le autorità cinesi stiano facendo di tutto perché l’obiettivo non solo sia raggiunto ma anche ampiamente superato: nel 2016 il debito è aumentato a 22 mila miliardi e se si continua ai ritmi attuali crescerà di altri $50.000 miliardi entro il 2020. Nel primo trimestre del 2017 il debito accumulato ammonta al 40% del Pil.

Il governo di Pechino ha in realtà intrapreso delle azioni volte a rallentare la crescita del debito, riducendo per esempio i prestiti in eccesso delle società e cercando di porre un freno alle attività del sistema bancario collaterale (shadow banking).

Secondo i calcoli di Reuters, alcune misure incominciano a dare qualche frutto. Sommati, i prestiti trust e non, e quelli concessi nel sistema bancario ombra, sono calati di 428,8 miliardi di yuan nel secondo trimestre dai 2.050 miliardi di yuan del primo quarto dell’anno.

Debito ‘monstre’ ostacola piani di stimolo fiscale

Ciononostante i livelli del debito in Cina sembrano aumentare imperterriti: le banche hanno 1.540 miliardi di yuan (226,9 miliardi di dollari) di nuovi prestiti a giugno, di molto sopra le attese degli analisti che erano per una cifra pari a 1.200 miliardi di yuan.

Stando il report di Moody’s del 29 giugno, gli Stati Uniti non sono messi molto meglio. “I livelli di indebitamento del settore non finanziario in Usa ha raggiunto livelli mai toccati prima se confrontati con il Pil”. Il rapporto ha raggiunto il 253% alla fine del secondo trimestre, un “livello nettamente più alto di quello del 2007 del 230%, assai l’anno che ha preceduto la Grand Recessione“.

La maggior parte del debito aggiuntivo è stato accumulato dal governo americano, anche se bisogna dire che i consumatori non sono senza colpe: a marzo 2017 il debito delle famiglie è salito al 105% del reddito personale. Ai tempi di Reagan era pari a 72%. Il record è stato toccato nel 2007 (135%). Nel frattempo il rapporto tra il debito federale e il Pil è balzato all’85% nel primo trimestre del 2017, contro il 42% di fine 2007.

Le cifre vogliono dire soltanto una cosa: il rapporto tra debito e Pil negli Stati Uniti si trova ora sopra la media delle ultime tre fasi di ripresa economica di ben 40 punti base. Significa che, contrariamente a quanto voglia far credere l’amministrazione Trump, “il margine di intervento di ulteriori stimoli fiscali è relativamente limitato”, come sottolinea l’agenzia di rating.

Con governo, società e famiglie che continuano a indebitarsi, Moody’s avverte che “non c’è da aspettarsi una completa normalizzazione dei tassi di interesse nei prossimi dieci anni“.