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Da oggi questi fondi possono congelare risparmi clienti

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NEW YORK (WSI) – Per il loro rischio ridotto, i fondi di investimento obbligazionario Usa che vanno sotto il nome di Money Market Funds sono considerati sicuri come un conto deposito, con la differenza che generano un rendimento superiore e non sono regolamentati normalmente. Fanno infatti parte del cosiddetto “sistema bancario collaterale” (shadow banking) e investono in prestiti a brevissimo termine concessi a società con un’elevata qualità creditizia. Forniscono liquidità agli intermediari finanziari come le banche e pertanto sono anche uno strumento molto importante di finanziamento a breve per le società del credito.

Con i risparmi degli investitori viene prestato denaro a brevissimo termine, anche di giorno in giorno, a banche, aziende private e autorità pubbliche. Tra i fondi comuni principali che fanno parte della categoria si possono citare il Prime Money Market Fund creato da JP Morgan, che ha in gestione più di 100 miliardi di dollari di attivi. Anche Wells Fargo e Goldman Sachs, così come società europee come Deutsche Bank e BNP Paribas, hanno MMF in gestione.

A cominciare da oggi, in condizioni di mercato avverse e volatili i fondi comuni di questo tipo (che investono in titoli a breve termine e a basso rischio, non emessi dal governo federale americano, come corporate bond e del debito delle amministrazioni locali) potranno impedire ai clienti americani di riscattare i loro soldi dal fondo, rimandando l’esecuzione dell’ordine.

È l’effetto dell’entrata in vigore della riforma dei fondi monetari di questo tipo varata dalla SEC, l’autorità di regolamentazione dei mercati statunitense, e adottata nel 2014. Dopo quanto accaduto con lo scoppio della crisi dei mutui subprime, questi fondi continuano a suscitare non poche preoccupazioni tra le autorità.

L’idea alla base della riforma è quella di mettere al sicuro il sistema finanziario privato, evitando lo stesso caos provocato dal crac di Lehman Brothers nel 2008, e impedire quindi che si verifichino crisi di vasta portata scaturite dalla chiusura contemporanea di diversi fondi, che una richiesta di riscatti numerosa potrebbe provocare.

L’obiettivo è duplice: contenere una fuga dei depositi dai fondi, come accaduto nel 2008, e offrire agli investitori (anche banche e fondi pensione) un modo per monitorare lo stato di salute del proprio fondo, controllandone le oscillazioni del valore dell’attivo netto (net asset value).

Un’altra novità riguarda il fatto che i fondi dovranno lasciare che i prezzi oscillino quotidianamente in base al valore di mercato del momento dei propri attivi, non potendo più mantenere un net asset value fisso, che negli Stati Uniti è solitamente di un dollaro per titolo. Il net asset value serve a misurare il rapporto esistente tra la somma dei valori di mercato delle attività del portafoglio di un fondo di investimento e il numero di quote in circolazione.

In poche parole in condizioni di mercato avverse o di scarsa liquidità verrà garantita una certa stabilità di prezzo dei fondi MMF – cosa che non è successa in seguito alla grande crisi di sette anni fa – ma per un po’ non si potranno riavere i propri risparmi indietro e non si potranno chiudere le proprie posizioni.

In caso di crisi di liquidità non si potranno ritirare i risparmi da questi fondi di investimento