Economia

Contratto di governo: flat tax, pensione di cittadinanza e gli altri punti salienti

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Revisione della Legge Fornero, conflitto di interessi, taglio del cuneo fiscale, flat tax con due aliquote al 15 e 20%, reddito minimo da 780 euro al mese, politiche di sostegno alle famiglie, eliminazione delle accise sulla benzina, sgomberi e rimpatri: sono tante le misure volte a stimolare la crescita pensate dal “governo del cambiamento“.

Rimane da vedere, tuttavia, quante e quali misure del contratto definitivo presentato da Luigi Di Maio e Matteo Salvini saranno economicamente e politicamente fattibili. A giudicare dall’ultima bozza de contratto di governo vincolante, in cui le due forze di Lega e MoVimento 5 Stelle si impegnano a portarne avanti i punti programmatici, le politiche di riduzione delle tasse e contraddistinte da spese allegre rischiano di aprire un cratere nei conti pubblici. Vanno trovate coperture per 125 miliardi circa, secondo i calcoli dell’Osservatorio dell’Università Cattolica di Milano (vedi tabella sotto).

“Con il governo M5S/Lega, i problemi di fondo dell’economia italiana, tra cui la bassa crescita, la scarsa flessibilità dei mercato del lavoro, l’inefficienza del sistema bancario e della pubblica amministrazione, non saranno affrontati, anzi, in molti casi saranno peggiorati”, afferma in una nota ai clienti Jan von Gerich, Chief Strategist di Nordea.

“In breve, la fiducia nei confronti dell’Italia è destinata ad essere messa a dura prova da un governo M5S/Lega, anche se le due parti non saranno in grado di attuare pienamente il loro programma”.

Analizzando la parte relativa ai costi complessivi delle misure in programma, su cui la Piattaforma Rousseau degli iscritti ed elettori del MoVimento 5 Stelle dovrà esprimersi (c’è tempo fino alle 8 di stasera), l’osservatorio guidato dall’ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli stima che le uscite arriveranno fino a 125,7 miliardi, apportando mezzo miliardo di risparmi.

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L’osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica di Milano guidato da Carlo Cottarelli ha calcolato quanto costeranno e quanto permetteranno di risparmiare le misure contenute nel contratto firmato da M5s e Lega: c’è un buco da oltre cento miliardi da coprire.

Di seguito sono riportati i punti salienti del contratto di governo definitivo.

Comitato di conciliazione

È il comitato che interverrà in caso di controversie e dispute tra le due forze politiche al governo. È uno dei punti più spinosi che hanno richiesto tempo per essere redatti. Il compito del gruppo, composto dal premier, dai capigruppo, dal ministro competente e dai due leader di partito, sarà quello di fungere da organo super partes e “dopo un’attenta analisi e valutazione del rapporto tra costi e benefici, adotterà le opportune decisioni”.

Codice etico dei membri del governo

Questa parte sembra sia stata scritta dall’inizio alla fine dal M5S. “Non possono entrare a far parte del governo soggetti che:

  • abbiano riportato condanne penali, anche non definitive, per i reati dolosi di cui all’articolo 7 del decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 235 (legge “Severino”), nonché per i reati di riciclaggio, auto-riciclaggio e falso in bilancio;
  • siano sotto processo per reati gravi (ad esempio: mafia, corruzione, concussione, etc.);
  • appartengano alla massoneria o si trovino in conflitto di interessi con la materia oggetto di delega.

Inoltre “non potrà entrare a fare parte di questo governo, chiunque abbia riportato condanne penali per reati dolosi di cui all’articolo 7 della legge Severino e coloro che hanno indagini-processi in corso per reati gravi come quelli legati alla mafia, alla corruzione o alla concussione, e chi sia affiliato alla massoneria”.

Conflitto d’interessi

Viene evidenziato come il conflitto d’interessi non abbia natura e finalità solo economiche e pertanto verrà applicato anche a incarichi non governativi, ossia a tutti i soggetti che “hanno potere e capacità di influenzare decisioni politiche o che riguardano la gestione della cosa pubblica, come per esempio i sindaci delle grandi città o i dirigenti delle società partecipate dallo Stato”. Sul come mettere in pratica la misura, il testo rimane abbastanza vago.

Debito pubblico, deficit e mini-Bot

Sul rapporto tra debito e Pil si parla di un taglio da conseguire tramite l’incremento della crescita economica, da conseguire tramite un “rilancio sia della domanda interna dal lato degli investimenti ad alto moltiplicatore e politiche di sostengo del potere di acquisto delle famiglie, sia della domanda estera, creando condizioni favorevoli alle esportazioni. Al fine di consolidare la crescita e lo sviluppo del Paese riteniamo prioritario indurre la Commissione europea allo scorporo degli investimenti pubblici produttivi dal deficit corrente in bilancio, come annunciato più volte dalla medesima Commissione, ma mai effettivamente e completamente applicato”.

Per quanto riguarda invece le politiche sul deficit si prevede “una programmazione pluriennale volta ad assicurare il finanziamento delle proposte oggetto del presente contratto attraverso il recupero di risorse derivanti dal taglio agli sprechi, la gestione del debito e un appropriato ricorso al deficit” e, infine, lo scorporo dal computo del rapporto debito-Pil dei titoli di Stato di tutti i paesi europei ricomprati dalla Banca centrale europea.

La misura più controversa di tutte, che il suo architetto – l’economista Claudio Borghi della Lega – ha definito una “bomba”, “l’Uovo di Colombo” per aggirare i vincoli di bilancio europei – è però quella dei mini-Bot. Si tratta di titoli di Stato che non pagano interessi e vengono emessi dallo Stato. Possono essere usati come strumento per saldare i debiti e come mezzo di pagamento alternativo all’euro. Si chiamano ‘mini’ perché saranno di taglio ridotto (dai 5 ai 100 euro) e saranno titoli denominati in euro.

Nel contratto si parla di “cartolarizzazione dei crediti fiscali, anche attraverso strumenti quali titoli di stato di piccolo taglio, anche valutando nelle sedi opportune la definizione stessa di debito pubblico”, aggiungendo un “appropriato e limitato ricorso al deficit”.

Fisco: flat tax e semplificazione

È uno dei pilastri del programma della Lega (e del centro destra). L’abbassamento delle tasse grazie a una aliquota fissa (che poi sono diventate due) su imprese e cittadini, sulla falsa riga di quanto fatto per esempio in Russia da Vladimir Putin. La nuova versione del contratto di governo tra Lega e M5s accomuna tutti alla stessa fattispecie: due aliquote fisse al 15% e al 20% per persone fisiche, partite Iva, imprese e famiglie (per le quali è prevista una deduzione fissa di 3mila euro sulla base del reddito familiare). In precedenza per le società era prevista una sola aliquota al 15 per cento

“Basta alle componenti anacronistiche delle accise sulla benzina. Per quando riguarda il punto Detassazione e semplificazione la parola chiave è flat tax: “caratterizzata dall’introduzione di aliquote fisse, con un sistema di deduzioni per garantire la progressività dell’imposta in armonia con i principi costituzionali. In particolare, il nuovo regime fiscale si caratterizza come segue”: due aliquote fisse al 15% e al 20% per persone fisiche, partita Iva e famiglie; per le famiglie è prevista una deduzione fissa di 3mila euro sulla base del reddito familiare; un’aliquota fissa al 15% per le società”. Si tratta tuttavia di condizioni che potrebbero ancora essere sottoposte a delle modifiche.

Giustizia rapida e efficiente

Un quadro generale di come la magistratura dovrebbe operare in maniera indipendente e la giustizia dovrebbe “essere accessibile per tutti i cittadini – in particolare se meno agiati – in ogni grado di giudizio. Per questo è indispensabile rideterminare i valori e le modalità di pagamento del contributo unificato, anche sopprimendo l’aumento imposto dai governi nel corso delle legislature precedenti“.

“Il Consiglio Superiore della Magistratura deve operare in maniera quanto più indipendente da influenze politiche di potere interne o esterne. Sarà pertanto opportuno operare una revisione del sistema di elezione, sia per quanto attiene i componenti laici che quelli togati, tale da rimuovere le attuali logiche spartitorie e correntizie in seno all’organo di autogoverno della magistratura. A tutela dell’indipendenza e dell’imparzialità del potere autonomo della magistratura, la funzione giudiziaria e quella parlamentare debbono rimanere separate tra loro. Il magistrato che vorrà intraprendere una carriera politica deve essere consapevole del fatto che, una volta eletto, non potrà tornare a vestire la toga”.

Immigrazione: rimpatri, “sanzioni” e anti terrorismo

Il problema dei flussi migratori viene definito “insostenibile” per l’Italia. Non tutti i punti di questo capitolo, vista la delicatezza del tema, sono stati ultimati ma si parla della “individuazione di sedi di permanenza temporanea finalizzate al rimpatrio, con almeno uno per ogni regione, previo accordo con la Regione medesima, e con una capienza tale da garantire il trattenimento di tutti gli immigrati il cui ingresso o soggiorno sia irregolare, presenti e rintracciati sul territorio nazionale”.

Non manca nemmeno il punto, rivedibile dai due leader dei partiti, sulla trasparenza nei rapporti con le altre confessioni religiose: “in particolare di quelle che non hanno sottoscritto le intese con lo Stato italiano, e di prevenzione di eventuali infiltrazioni terroristiche, più volte denunciati a livello nazionale e internazionale, è necessario adottare una normativa ad hoc anche che preveda l’istituzione di un registro dei ministri di culto, lo svolgimento delle prediche in lingua italiana e la tracciabilità dei finanziamenti per la costruzione delle moschee e, in generale, dei luoghi di culto, anche se diversamente denominati“.

È stata invece messa nera su bianco la parte (probabilmente scritta dalla Lega) in cui si dichiara che “occorre disporre strumenti adeguati per consentire il controllo e la chiusura immediata di tutte le associazioni islamiche radicali nonché di moschee e di luoghi di culto, comunque denominati, che risultino irregolari. A tale riguardo, onde garantire un’azione efficace e uniforme su tutto il territorio nazionale, si rende necessario adottare una specifica legge quadro sulle moschee e luoghi di culto, che preveda anche la consultazione popolare preventiva tramite referendum comunale”.

Lavoro e welfare

Una delle priorità, del M5S soprattutto, è sempre stata la riduzione delle disuguaglianze e la lotta al fenomeno della precarietà. Sono promesse che sono valse al gruppo anche tanti voti al Sud, dove la disoccupazione è più alta tra le donne e i giovani. Nel documento si legge che “uno Stato civile deve proteggere, tutelare, assistere e integrare chiunque abbia una disabilità”, implementando strumenti che devono garantire l’accesso, in senso ampio, a tutti.

Viene citata anche una riduzione del cuneo fiscale che sia “strutturale” e “una semplificazione, razionalizzazione e riduzione, anche attraverso la digitalizzazione, degli adempimenti burocratici connessi alla gestione amministrativa dei rapporti di lavoro che incidono pesantemente sul costo del lavoro in termini di tempo, efficienza e risorse dedicate”.

Nella bozza, che promette anche una “retribuzione equa per tutti“, si parla di misure che favoriranno una pronta ripresa dell’occupazione. Grande spazio viene lasciato anche alla revisione (non si parla di abolizione) della legge Fornero, al taglio delle pensioni d’oro ma solo quelle derivanti da retributivo e la necessità di istituire un reddito ed una pensione di cittadinanza.

In tema di sanità, anche se ancora da rivedere, figura la parte che afferma: “Va poi affrontata la tematica del giusto equilibrio tra il diritto all’istruzione e il diritto alla salute, tutelando i bambini in età prescolare e scolare che potrebbero essere a rischio di esclusione sociale a causa delle ultime disposizioni in materia di vaccini“. Una prima rivisitazione di questo paragrafo, avvenuta il 15 maggio, ha stralciato il passaggio relativo agli “strumenti di informazione nei confronti delle famiglie per meglio indirizzarle vero un’adesione libera e consapevole al processo vaccinale“. Rimane la parte in cui si lascia intendere fra le righe che l’obbligo vaccinale possa essere motivo di esclusione.

Pensioni, Stop Legge Fornero

È uno dei punti in cui i due partiti erano d’accordo fin dall’inizio. Non si può prescindere da una revisione di una legge ritenuta ingiusta e penalizzante per molti. “Occorre provvedere all’abolizione degli squilibri del sistema previdenziale introdotti dalla riforma delle pensioni cd. “Fornero”, stanziando 5 miliardi per agevolare l’uscita dal mercato del lavoro delle categorie ad oggi escluse”, si legge nel testo.

“Daremo fin da subito la possibilità di uscire dal lavoro quando la somma dell’età e degli anni di contributi del lavoratore è almeno pari a 100, con l’obiettivo di consentire il raggiungimento dell’età pensionabile con 41 anni di anzianità contributiva, tenuto altresì conto dei lavoratori impegnati in mansioni usuranti. Inoltre è necessario riordinare il sistema del welfare prevedendo la separazione tra previdenza e assistenza. Prorogheremo la misura sperimentale “opzione donna” che permette alle lavoratrici con 57-58 anni e 35 anni di contributi di andare in quiescenza subito, optando in toto per il regime contributivo. Prorogheremo tale misura sperimentale, utilizzando le risorse disponibili”.

Politica Estera

Nonostante alcuni proclami in passato, qui l’appartenenza all’Alleanza atlantica non viene messa in discussione, con gli Stati Uniti che vengono indicati come alleato privilegiato. Non manca però una preventivabile, vista la vicinanza di Lega e M5S al paese, apertura alla Russia.

Su Mosca, l’idea è quella di non imporre sanzioni punitive contro un partner commerciale importante che a giudizio di Lega e M5S non rappresenta un nemico, bensì un interlocutore che può rivelarsi strategico al fine della risoluzione delle crisi regionali (Siria, Libia, Yemen). Nel contratto si sottolinea che è necessario rifocalizzare l’attenzione sul fronte del Sud.

“Non costituendo la Russia una minaccia militare, ma un potenziale partner per la Nato e per l’UE, è nel Mediterraneo che si addensano più fattori di instabilità quali: estremismo islamico, flussi migratori incontrollati, con conseguenti tensioni tra le potenze regionali. Nell’area, l’Italia dovrebbe intensificare la cooperazione con i Paesi impegnati contro il terrorismo”.

Reddito minimo per i meno abbienti

L’ammontare del reddito che viene chiamato di cittadinanza, ma è più un reddito di base minimo per i meno abbienti, è stato fissato a 780 euro al mese per ogni cittadino, “parametrato sulla base della scala OCSE per nuclei familiari più numerosi”. L’idea, targata M5S, e sollevare dalla povertà i più in difficoltà. Come avviene per i sussidi di disoccupazione nei paesi Scandinavi o in Francia, “l’erogazione del reddito di cittadinanza presuppone un impegno attivo del beneficiario che dovrà aderire alle offerte di lavoro provenienti dai centri dell’impiego (massimo tre proposte nell’arco temporale di due anni), con decadenza dal beneficio in caso di rifiuto allo svolgimento dell’attività lavorativa richiesta”.

Per poter consentire un simile provvedimento, è necessario “un investimento di 2 miliardi di euro per la riorganizzazione e il potenziamento dei centri per l’impiego che fungeranno da catalizzatore e riconversione lavorativa dei lavoratori che si trovano momentaneamente in stato di disoccupazione”.

Campi rom e trattati europei

Un sottocapitolo dedicato ai campi rom dice che è prevista la “chiusura di tutti i campi nomadi irregolari in attuazione delle direttive comunitarie; contrasto ai roghi tossici; obbligo di frequenza scolastica dei minori, pena allontanamento dalla famiglia o perdita della potestà genitoriale“.

Sul tema dell’Unione Europea e della moneta unica si legge che risulta necessaria una ridiscussione dei Trattati europei e deve essere ripensata la “politica monetaria unica“.

A una prima lettura l’idea che ci si può fare è che sia un programma che presenta tanti punti del programma della Lega e alcune delle idee ma non tutte del M5S. Rimane da vedere in ogni caso quali e quante misure saranno politicamente (si pensi ai mini-Bot cui Bruxelles e la BCE si opporranno) ed economicamente (si pensi a flat tax, stop a aumento Iva e riforma pensioni) fattibili. Alla fine ai numeri non si comanda e perché il governo del cambiamento abbia successo bisognerà trovare 125 miliardi di euro di coperture.