Economia

Confindustria, alzate stime Pil ma alert su debito e rischi legati a “No” referendum

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Il centro Studi di Confindustria ha annunciato nei suoi ultimi Scenari Economici di aver rivisto al rialzo le stime sulla crescita dell’economia italiana. Gli stessi analisti hanno tuttavia lanciato diversi alert, anche sugli effetti della vittoria del NO al referendum costituzionale e alla fase di incertezza politica che ne è seguita. “I rischi al ribasso sono alti”, hanno scritto, prevedendo comunque una crescita del PIL, per il 2016, più alta rispetto alle stime precedentemente formulate, dunque dello 0,9% e non dello 0,7%, e per il 2017 un aumento da +0,5% a +0,8%, per poi arrivare a +1% nel 2018. Da ricordare che per il 2016, il governo Renzi aveva previsto un rialzo del Pil dello 0,8% e +1% per il 2017.

Gli analisti fanno riferimento a una economia che “torna ad avanzare”, anche se “lentamente e a corrente alternata”. Sul fronte del debito pubblico, Confindustria non prevede affatto un rallentamento: tutt’altro. Le stime sono di un rapporto tra il debito e il PIL pari al 132,7% nel 2016, 133,4% 2017 e 133,7% nel 2018, a causa della “minore dinamica del Pil nominale”. In salita anche il deficit/Pil, atteso al 2,4% nel 2016, al 2,5% nel 2017 e al 2,6% nel 2018.

Così commenta il Centro studi parla di una situazione genetale, in Italia, di “sfilacciamento sociale e politico” senza precedenti nel dopoguerra e sulla vittoria del “No” al referendum, teme che i rischi possano “peggiorare le aspettative di famiglie e imprese”, oltre che dei mercati finanziari, e “incidere sulla già fragile risalita della domanda interna e delle attività produttive”.

A loro avviso, “l’eventuale instabilità politica depotenzierebbe gli stessi incentivi agli investimenti”.

Del resto “se è vero che il Paese è abituato ai cambi di governo, questa volta ciò avviene in un contesto di arretramento di benessere e di sfilacciamento sociale e politico che non ha precedenti nel dopoguerra”. Per gli economisti, insomma, “i gravi problemi e ostacoli strutturali rimangono e richiedono di essere affrontati”. Per questo le misure adottate “non vanno interrotte, semmai rafforzate”.

Una buona notizia arriva dalla dinamica del mercato del lavoro, con il tasso di disoccupazione in calo, ma sempre molto elevato: all’11,4% quest’anno, all’11% nel 2017 e al 10,5% nel 2018. Ma Confindustria lancia anche un allarme sulla povertà in Italia, affermando che il numero dei poveri assoluti è pari a 4,6 milioni, in crescita del 157% rispetto al 2007. I poveri, precisa, sono soprattutto “i giovani e al Sud”.

In base al suo outlook emerge comunque un cauto ottimismo sull’occupazione. Gli economisti prevedono infatti che alla fine del 2018 l’occupazione avrà recuperato 905.000 unità di lavoro rispetto ai minimi di fine 2013. Tuttavia, l’esercito degli occupati sarà ancora di 1,1 milioni di unità inferiore al massimo d’inizio 2008.

Sul fronte dell’inflazione, i prezzi torneranno a salire a partire dal 2017, dopo la deflazione dell’anno in corso (prezzi 2016 in flessione dello 0,2%). Le pressioni inflazionistiche accelereranno al rialzo allo 0,7% nel 2017 e all’1,4% nel 2018.