Economia

Confidustria: “industria italiana seconda solo alla Germania”

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L’economia italiana è in ripresa, ma i livelli pre-crisi sono “ancora molto lontani”. A dirlo è il Centro studi di Confindustria, che nel rapporto sugli scenari industriali pubblicato oggi, sottolinea che “proseguendo la crescita al passo attuale il recupero dei livelli persi nel corso della crisi si concluderebbe nel 2021”. Il CsC sottolinea inoltre che:

“Nonostante una dinamica del Pil più robusta delle attese, la crescita dell’economia è ancora inferiore a quella degli altri paesi europei e il differenziale rimane elevato rispetto all’area euro”. Nel 2017 è pari “allo 0,7 per cento, comunque meno della metà dell’1,5 del 2015”, continua il report specificando che “Siamo ancora lontani dai livelli pre-crisi”.

Sul fronte del lavoro, nonostante i miglioramenti recenti, gli anni di crisi sono stati un vero e proprio massacro.

“Complessivamente dall’autunno 2007 all’inverno 2015 l’occupazione nel manifatturiero è calata di 800mila posti (-17,1%). Dalla primavera 2015 si osserva un cambiamento di rotta: il monte ore lavorate è aumentato del 5,2% fino a metà 2017, prevalentemente per l’allungamento degli orari di lavoro e l’occupazione ha fatto registrare +1,5%, circa 60mila addetti in piu'”.

Tutto questo mentre nello scenario mondiale, l’Italia, secondo la classifica aggiornata del Centro studi di Confindustria, si conferma settima potenza industriale nel 2016 e seconda in Europa, dopo la Germania. In testa rimangono Cina e Stati Uniti.

Una magra consolazione perché come osserva il capo-economista del CSC, Luca Paolazzi, è “più importante cosa accade dentro le imprese in termini di capacità di innovazione a 360 gradi piuttosto che sui mercati”.

Un capitolo a parte infine è dedicato al credito, i cui livelli, nel 2017 restano molto depressi:

“nel manifatturiero sono cresciuti dello 0,2% in sette mesi, meglio di altri settori. A causa del calo nella fase precedente lo stock però resta inferiore del 19% nel manifatturiero rispetto ai massimi del 2011 (-45 miliardi)”.

“La situazione è nettamente migliorata al netto degli Npl ha concluso Paolazzi – quindi un po’ di crescita c’è, ma rispetto ai livelli pre-crisi c’è un abisso”.