Economia

UK, dopo Carillion un altro colosso degli appalti rischia grosso: profit warning

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Due settimane dopo il collasso della rivale Carillion, finita in liquidazione, un altro gigante britannico degli appalti è entrato in crisi. I titoli Capita hanno perso il 45% in Borsa, la percentuale più alta degli ultimi 24 anni, dopo che il gruppo del settore delle costruzioni ha annunciato che avrebbe varato un aumento di capitale e interrotto l’erogazione del dividendo. Il profit warning è costato al gruppo una perdita di capitalizzazione di quasi un miliardo di sterline.

La decisione arriva a sorpresa e crea turbolenze nei mercati finanziari, sempre più preoccupati dallo stato di salute del settore degli appalti edilizi nel Regno Unito. Capita, che ha sede a Londra e fa affari con il governo e con grandi gruppi privati come O2, controllata da Telefonica S.A, e come la catena di supermercati Marks & Spencer, ha bisogno di 700 milioni di sterline di denaro fresco (quasi 796 milioni di euro) e dovrà liberarsi di alcune delle sue attività non principali.

“Un cambiamento significativo si è reso necessario per la prossima fase di sviluppo di Capita”, ha dichiarato l’AD Jon Lewis, che ha assunto il ruolo di top manager il primo dicembre. “Capita è un gruppo troppo complesso, è focalizzato sul breve termine e non può contare su una disciplina operativa e su una flessibilità finanziaria”, si è lamentato Lewis.

Al momento le azioni, che a un certo punto accusavano anche un calo del 45%, il più accentuato da febbraio 1994, scambiano in ribasso del 43% alla Borsa di Londra. Capita è di importanza vitale per il Regno Unito, in quanto ha stipolato contratti con il Dipartimento del Lavoro e delle Pensioni e gestisce la rete WiFi dei Trasporti di Londra e fornisce servizi anche alla Bbc.

In totale si stima che il valore dei contratti stretti con il governo raggiunga i 600 milioni di sterline. Lewis non ha confermato l’esattezza di queste cifre, ma a prescindere dalla reale esposizione delle autorità britanniche, come avvenuto anche con il crac di Carillion, i deputati inglesi apriranno sicuramente molto presto un dibattito parlamentare sulla crisi dell’azienda durante il Question Time con il primo ministro Theresa May.

Il ministro ombra dell’Ufficio di Gabinetto del partito Labourisita Jon Trickett ha esortato il governo a intraprendere tutte le misure necessarie per salvare le attività di Capita, suggerendo di ricorrere a un intervento di salvataggio statale.

“Non possiamo permetterci un altro caso Carillion”, ha scritto sul suo account Twitter. “Saranno i contribuenti a pagare il prezzo del loro dogma”.

L’impatto negativo della Brexit sugli affari di Capita

Secondo l’analista di Jefferies Kean Marden il piano messo in piedi dal CEO di Capita ricorda da vicino quelli attuati da altre società di appalti edilizi e di servizi di outsourcing, come il gruppo Serco e il gruppo Mitie, o anche come Amec Foster Wheeler, azienda per la quale ha lavorato in precedenza lo stesso Lewis.

Jefferies stima che gli utili per azione potrebbero crollare di circa il 40%. Il referendum sulla Brexit ha avuto un impatto negativo. Capita ha lanciato un avvertimento sulle difficoltà incontrate. Lee spese dei clienti aziendali si sono ridotte, denuncia il gruppo in crisi, da quando Londra ha votato a favore dell’addio al Regno Unito nel giugno del 2016. Le attese per i profitti pretasse adjusted per l’intero esercizio annuale 2018 sono per un risultato dell’ordine di 270-300 milioni di sterline.

Durante la conference call con gli analisti Lewis ha negato eventuali similitudini con gli altri gruppi del settore in crisi: “Non possiamo paragonare quanto successo agli “G4S e Interserves” di questo mondo”, ha detto. Non siamo un’azienda operaia, siamo una società che opera in ambito tecnologico digitale”.

UK: dopo Carillion anche Capita rischia di fare la stessa fine
Una scritta offensiva sull’insegna con il logo di Carillion esposta all’ospedale Royal Liverpool, costruito dal gruppo. L’azienda inglese è finita in liquidazione e migliaia di persone rischiano di perdere il posto di lavoro. (Christopher Furlong/Getty Images)