Economia

Caos politico e crisi economia. S&P taglia rating Brasile a “junk”

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ROMA (WSI) – Il Brasile ha perso il rating di “investment grade”. Standard & Poor’s ha infatti tagliato la valutazione a “junk”, ovvero “spazzatura”, citando i problemi politici del paese e le continue sfide a cui deve far fronte la presidente Dilma Rousseff.

La più grande economia dell’America Latina fu “premiata” con il rating di investment grade, da S&P, nell’aprile del 2008, quando si scommetteva sul miracolo economico del Brasile. Tuttavia, il crollo dei prezzi delle materie prime e l’austerity hanno creato una recessione, senza tra l’altro risolvere il problema della crescita del debito.

La valutazione è stata ridotta da BBB- a BB-plus, rating che indica un rischio sul credito notevole. Outlook rimane negativo.

Nell’occhio del ciclone la presidente, attaccata ormai da tutti i partiti, inclusi i suoi alleati anche all’interno del suo esecutivo. Rousseff ha incentrato la propria politica promuovendo misure di austerità al fine di frenare l’inflazione galoppante, bastonando soprattutto il brasiliano medio, alle prese tra l’altro con un elevato tasso di disoccupazione.

La valuta brasiliana, il real, ha perso quasi un terzo del suo valore quest’anno -30%, a fronte di un tasso di inflazione balzato quasi al 10%. La moneta è la peggiore tra quelle dei mercati emergenti, e lo scorso 4 settembre è precipitata al minimo in 12 anni, fino a 3,8434 verso il dollaro. I tassi sui bond decennali hanno testato la scorsa settimana il 15,08%, mentre l’indice azionario di riferimento Ibovespa è crollato quest’anno -35% in termini di dollari, la quarta peggiore performance tra i 93 indici globali monitorati da Bloomberg.

In realtà i mercati hanno già scontato il rating “junk” di S&P, con Bloomberg che fa notare come i cds a cinque anni scontino la probabilità di un default del paese superiore al 20%.

Il governo brasiliano ha riferito ad agosto di prevedere un deficit fiscale, nel 2016, pari a 30,5 miliardi di real ($7,9 miliardi), ovvero lo 0,5% del Pil, rispetto all’obiettivo di raggiungere un surplus del 2% prefissato all’inizio del 2015 e poi rivisto un surplus 0,7% a luglio. Il debito/Pil del paese è salito a luglio al 65% dal 51% della fine del 2011.

“L’outlook negativo riflette quello che esiste una probabilità superiore a 1 su 3 di un ulteriore downgrade, a causa dell’ulteriore deterioramento della posizione fiscale del Brasile”, si legge nel report. E il punto è che, visto che la legge vieta ad alcuni investitori istituzionali come i fondi pensione di tenere in portafoglio titoli con rating “junk”, il rischio è un sell off degli asset brasiliani. (Lna)