Economia

Canada, alert FMI: crescita economica a rischio

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NEW YORK (WSI) – Per la prima volta negli ultimi sette anni la Bank of Canada ha alzato i tassi di intessere portando il costo del denaro dallo 0,5% attuale allo 0,75%. E se gli ultimi dati riguardante il paese hanno mostrato un’economia in ripresa nei primi tre mesi del 2017,  a destare preoccupazione è un ultimo rapporto pubblicato dal Fondo Monetario internazionale.

L’istituto guidato da Christine Lagarde ha sottolineato come se da una parte l’economia canadese ha acquistato un certo impulso, rimangono tuttavia deboli gli investimenti delle aziende, al tempo stesso si rivelano insufficienti le esportazioni non energetiche e non da ultimo l’incertezza che circonda i negoziati commerciali con gli Stati Uniti potrebbe danneggiare la ripresa dell’economia canadese.

Il rapporto del Fondo monetario -scritto prima che la banca centrale canadese decidesse il rialzo dei tassi di interesse – elogia la posizione attuale della politica monetaria indicata come appropriata.

“La politica monetaria dovrebbe rimanere accomodante finché non emergono chiari segni di crescita e un’inflazione in aumento”.

Così scrive il Fondo che ha anche aggiunto che eventuali aumenti dei tassi dovrebbero essere decisi con cautela. Le scelte politiche saranno perciò cruciali nel definire le prospettive e la riduzione dei rischi nell’economia canadese.

Il Fondo ha però rivelato un aspetto positivo:  i recenti stress test attuati sulle banche canadesi hanno mostrato la loro capacità di sopportare una perdita significativa.

Ma c’è un’altra minaccia per il Canada e prende il nome di Donald Trump. Secondo il Fondo monetario internazionale il protezionismo imposto dalla nuova amministrazione statunitense potrebbe danneggiare l’economia del Canada e attuare un aumento delle tariffe in seguito alla rinegoziazione dell’accordo di libero scambio nordamericano.  Quanto sarebbe tale danno? Secondo il Fondo – che è stato clemente – se gli Usa aumentano la tariffa media sulle importazioni dal Canada di 2,1 punti percentuali l’impatto a breve termine sul PIL sarebbe di circa lo 0,4% naturalmente se gli aumenti sono più alti, la recessione è dietro l’angolo.