Economia

Usa, campanello d’allarme da domanda benzina

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Il collasso della domanda di benzina negli Stati Uniti ha lasciato interdetti gli analisti di Goldman Sachs, i quali sostengono si tratti di cifre che normalmente caratterizzano un periodo di recessione economica.

Sia l’offerta che le scorte di carburante restano su livelli estremamente alti negli Stati Uniti, ma a far suonare più di un campanello di allarme non è l’offerta bensì la domanda: l’AIE (l’Agenzia Internazionale dell’Energia) ha reso noto la settimana scorsa che quella implicita di benzina si è attestata a 8,2 milioni di barili al giorno, i minimi da febbraio 2012. Si tratta del valore medio delle ultime quattro settimane.

Come riferisce Reuters, i gruppi di raffinazione petrolifera si trovano a dover fare i conti con la prospettiva infelice di una domanda di benzina in indebolimento per la prima volta in cinque anni. Siamo davanti a un evento più unico che raro, essendosi manifestato solo quattro volte negli ultimi 57 anni, come spiega Goldman Sachs in una nota:

“Un crollo del 6% della domanda (di benzina) in Usa di solito capita durante una recessione. Nell’assenza di questo effetto base, un tale calo si è verificato in passato solo quattro volte dal 1960. In questi casi i prezzi per la spesa per i consumi personali (PCE) erano in fase di contrazione. Per raggiungere quella flessione del 5,9% il dato PCE dell’inflazione dovrebbe essere in ribasso del -6%: in altre parole, in una fase di recessione”.

Al contrario dell’offerta in eccesso, che può derivare da tutta una serie di fattori diversi, un calo della domanda di un prodotto ha solo una causa principale: i consumatori non vogliono comprare. È ancora più vero nel caso delle spese di carburante in un paese come gli Stati Uniti, dove l’uso di benzina è cresciuto progressivamente ogni anno dal 2012 a oggi, il tutto nonostante i timori che la domanda avesse già raggiunto l’apice.

Se la domanda è così debole come si vede bene nel grafico sopra riportato, il quale evidenzia un calo costante dalla metà dell’anno scorso che si è accentuato negli ultimi mesi, saranno guai seri per i gruppi petroliferi americani.