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BT crolla alla City, tutta colpa di uno scandalo italiano

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Uno scandalo italiano, peggiore di quanto si potesse prevedere, peserà sul bilancio di un colosso britannico per almeno due anni. Il colosso è l’operatore telefonico British Telecom (BT), che si trova a pagare le irregolarità contabili della sua divisione italiana, a quanto pare molto più gravi di quanto preventivato. E’ questo il risultato di una indagine interna che era stata avviata dalla stessa BT nel mese di ottobre. Allora, si era parlato di una svalutazione degli asset di 145 milioni di sterline. Ora, al termine di quell’inchiesta, si apprende che il conto sarà decisamente più salato: ben 530 milioni di sterline.

British Telecom è stata così costretta ad annunciare la decisione di rivedere al ribasso le stime sul fatturato, sugli utili e sul flusso di cassa, relative sia al 2017 che al 2018. E l’effetto è stato immediato. Il titolo BT crolla alla borsa di Londra, con un calo percentuale che eclissa il record di perdite giornaliere sofferto alla fine del 2008 per confermarsi il più sostenuto dal gennaio del 1986. Le quotazioni scivolano al valore più basso dalla metà del 2013.

BT prevede tra l’altro ora una flessione a doppia cifra nell’EBITDA del quarto trimestre. Intanto cadono le prime teste in seguito allo scoppio dello scandalo multi milionario: è arrivata notizia delle dimissioni annunciate dal capo della divisione dell’Europa Continentale del gruppo, Corrado Sciolla.

Il tonfo in Borsa si intensifica: con il calo -15% all’inizio della sessione, British Telecom vede spazzare via nell’arco di pochi minuti più di 5,5 miliardi di sterline di valore di mercato, affondando nell’indice azionario di riferimento dove è quotato, il Ftse 100. Ma non finisce qui, perchè le quotazioni continuano ad affondare, fino a crollare -20% circa.

BT: comportamento scorretto divisione italiana

Tutto ciò accade mentre BT ammette di aver rilevato “un comportamento inappropriato” nella sua divisione italiana, e “pratiche contabili improprie”. Così Gavin Patterson, amministratore delegato del colosso:

“Siamo profondamente delusi dalle pratiche improprie che abbiamo rinvenuto nella nostra divisione italiana. Abbiamo avviato indagini accurate su quel business e ci impegnamo ad assicurare che vengano adottati gli standard più elevati in tutta l’azienda per il bene dei nostri clienti, azionisti, impiegati e tutti gli altri investitori”.

Ma la verità nuda e cruda è che i risultati finanziari di BT Italy sono stati gonfiati per diversi anni. E dunque lo stesso Patterson ammette che BT dovrà capire quali saranno le conseguenze di questo scandalo sul suo bilancio complessivo. Nel frattempo, il dirigente assicura:

“Stiamo prendendo in modo estremamente serio quanto sta avvenendo nella divisione italiana, e ci sforzeremo di rafforzare le sue procedure”.

Patterson continua, stando a quanto riporta il Guardian:

“Il business italiano richiederà molto lavoro prima di poter diventare un business in crescita“, aggiungendo di ritenere che “probabilmente il business è stato in perdita per diversi anni”. Lo scandalo contabile, continua, sembra essere ristretto alle attività in Italia: si tratta di diverse manipolazioni, che hanno visto coinvolte tante persone per diversi anni.

Qui il trend del titolo negli ultimi 12 mesi di contrattazioni. La perdita è di quasi -32%.

Tornando alla revisione al ribasso delle stime, BT ha reso noto con un comunicato di prevedere ora, per l’anno fiscale che termina a marzo, un fatturato piatto, rispetto alla crescita stimata a ottobre. Per l’anno successivo, British Telecom ha rivisto al ribasso il target per il flusso di cassa normalized free di ben -17%, in un range compreso tra 3 miliardi e 3,2 miliardi di sterline, rispetto al target precedente di ottobre, che prevedeva più di 3,6 miliardi di sterline.