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Brexit sarà “il suicidio storico ed economico del Regno Unito”

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La Brexit è una follia e in questo modo il Regno Unito compierà il suo harakiri storico, politico ed economico. A sostenerlo è lo scrittore e storico scozzese William Dalrymple, che in un’intervista concessa a La Repubblica parla di uno scenario di gran lunga peggiore della guerra in Vietnam per gli Stati Uniti e della guerra civile americana.

“La Brexit è molto peggio, perché ci ha trascinato nella situazione più infima della nostra Storia: il mio Paese rischia di frantumarsi dopo trecento anni, le sue storiche alleanze si stanno disgregando, l’economia ne uscirà menomata. Il Vietnam, per quanto colpo durissimo, non ha mai messo a repentaglio l’esistenza degli Stati Uniti. La Brexit è come il Vietnam e la Guerra civile americana messi insieme“, ha detto intervistato da Antonello Guerrera.

“Macron e Merkel si tengono per mano ricordando l’eccidio della Prima guerra mondiale e secoli di stragi terminati grazie all’Europa unita. Noi britannici, invece, abbandoniamo gli europei quando dovremmo abbracciarli”, osserva il 53enne autore di saggi e romanzi sull’Impero britannico, “perché nel frattempo l’America di Trump ci ha abbandonato a sua volta e siamo anche nel mirino della Russia di Putin. Siamo pazzi, completamente pazzi. La Brexit sarà il suicidio storico, politico ed economico del Regno Unito“.

Intanto il pre-accordo trovato tra governo inglese e autorità europee non sembra incontrare i favori del popolo britannico. Neanche un quinto degli interpellati da Statista si è dichiarato favorevole al piano di Theresa May, la quale dovrà anche andare incontro a un voto di sfiducia dei suoi.

Infographic: Scant public support for the draft Brexit agreement | Statista

“Questa penosa vicenda della Brexit, sin dalla campagna elettorale per il referendum nel 2016, mi ha reso più europeista che mai. Dovrebbe essere così per tutti. I britannici hanno dato per scontato i benefici e la pace che ci ha donato l’Ue sinora, ma non è così. Forse torneremo a scannarci persino con gli irlandesi, dopo che l’Europa ci ha aiutato a sanare quelle atroci ferite, si rende conto del disastro”?

Visto il fallimento della classe politica britannica nell’affrontare la crisi post Brexit, lo scrittore e storico – pur riconoscendo i pericoli che un secondo referendum comporta – si schiera al fianco di coloro i quali chiedono di tornare a votare sulla spinosa questione : “la campagna del 2016 è stata paurosamente superficiale e sono state dette troppe bugie, come la panzana dei 350 milioni in più a settimana per la sanità pubblica dopo la Brexit. I responsabili di questo disastro, come Farage e Johnson, saranno giudicati severamente dalla Storia. Bisogna ridare la parola al popolo”.

Il rischio è quello di polarizzare ancora di più il paese e provocare una specie di guerra civile: “se per esempio in un secondo referendum vincesse la permanenza nell’Ue, ma con un risultato equilibrato, ci sarebbero le premesse di una semi-guerra civile. Ma correrei il rischio: meglio rivotare invece di un cattivo accordo o, peggio, del baratro del No deal“.