Economia

Brexit, May da Firenze: fuori dal mercato unico, ma solo nel 2021

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ROMA (WSI) – Alla fine ha vinto la linea della Brexit morbida (‘soft’).Le trattative sulla Brexit hanno dato pochi frutti finora dopo tre round dei negoziati e Theresa May era obbligata a fare avanzare le cose. Per riuscirci ha dovuto fare concessioni all’Europa unita. Sebbene la premier britannica abbia ribadito che “non faremo più parte del mercato unico comune”, ha anche precisato che “il nostro compito è quello di trovare un nuovo rapporto” fruttuoso per entrambe le parti, e che spera in una soluzione “pratica e creativa” per tutti.

In breve Londra uscirà dal mercato unico, ma per venire incontro alle aziende e alle istituzioni lo farà cinque anni dopo il referendum. La proposta dovrà essere approvata dall’Ue durante i prossimi negoziati. Per scongiurare le incertezze che provocherebbe un divorzio brusco il 29 marzo 2019, quando Londra uscirà ufficialmente dall’Ue, il Regno Unito proporrà difatti un periodo transitorio di “purgatorio” di due anni. Durante questa fase, un passaggio agevole da una struttura all’altra, il Regno Unito non avrà più rappresentanti in seno all’Ue, ma manterrà gli accordi commerciali esistenti, in attesa delle ratificazioni e delle modifiche giuridiche necessarie. Insomma, bisognerà aspettare cinque anni dopo il referendum per vedere cambiare i rapporti tra Londra e Bruxelles.

May ha spiegato che per avere un’idea della posizione del suo gabinetto sulla Brexit vale ancora l’intervento che ha fatto alla Lancaster House il 17 gennaio 2017, sei mesi dopo il referendum. Da allora si sono svolti però tre round di negoziati e sono stati pubblicati 14 documenti ufficiali sulla Brexit. Quanto alla partnership prettamente economica e commerciale, Londra e Bruxelles sono entrambe a favore del libero commercio e per questo May spera che si eviteranno frizioni e blocchi alle frontiere. Il governo britannico non vuole però un accordo di libero scambio in stile canadese o norvegese.

“Il governo britannico vuole proteggere i diritti dei lavoratori“, ha aggiunto May. A proposito di diritti, sul tema controverso di quelli dei cittadini Ue che abitano nel Regno Unito, May ha assicurato che verranno rispettati, ma che con il passare del tempo ci saranno divergenze giuridiche tra Londra e Bruxelles. Il governo britannico ha rassicurato anche sul fatto che le decisioni dei giudici europei verranno prese in considerazione, dal momento che Londra vuole che i tribunali britannici tengano conto delle sentenze della Corte europea di Giustizia che riguardano i cittadini europei che vivono nel Regno Unito.

Secondo le indiscrezioni della BBC il governo di Londra chiederà due anni di “purgatorio” in Unione Europea dopo il 2019, anno in cui si concluderanno le trattative sui nuovi rapporti commerciali e diplomatici tra le due potenze europee. La premier britannica farà inoltre più concessioni ai cittadini Ue attualmente residenti nel Regno Unito, confermando potranno restarci a tempo indeterminato, conservando intatti i diritti. I limiti di tempo riguarderanno solo i cittadini che ancora devono trasferirsi a Londra e nelle altre città britanniche.

Il 22 settembre è stato definito il giorno più importante per la Brexit da quel referendum del 23 giugno 2016 in cui venne sancito l’addio del Regno Unito al blocco a 28. Theresa May tiene un discorso molto atteso a Firenze: circa 5mila parole che provocheranno una risposta immediata da parte di Bruxelles e a catena un effetto immediato sui mercati, in particolare quelli valutari dove la sterlina era in calo di mezzo punto percentuale rispetto all’euro prima che Mary prendesse la parola.

Il contenuto delle dichiarazioni potrebbe spingere anche il ministro degli esteri britannico ed ex sindaco di Londra, Boris Johnson, personaggio controverso fautore della linea dura sulla Brexit, il quale da tempo è in rotta di collisione con May, alle dimissioni. Sarà così se il discorso della premier, come sembra, sarà orientato verso l’Ue e se cercherà di pattuire un accordo “svizzero”.

Prima che May prendesse la parola un portavoce della premier ha sottolineato che nel suo discorso l’inquilina di Downing Street porrà l’accento sulle speranze del Regno Unito di continuare in un partneriato “profondo e speciale” con l’Unione Europea dopo l’uscita dal blocco di cui Londra è uno dei padri fondatori. Si vocifera che May abbia discusso con i suoi fedelissimi i dettagli del discorso, ma alla fine non sono trapelati altri particolari importanti.

È proprio all’interno della riunione di Gabinetto che si sarebbe consumato lo strappo con Boris Johnson, a cui la leader dei conservatori avrebbe tentato di mettere una pezza, assicurando che non ci saranno stati ulteriori pagamenti all’Ue dopo il periodo di transizione. La proposta di conguaglio per il divorzio dall’Ue dovrebbe aggirarsi sui 20 miliardi. Il Telegraph sottolinea che il Regno Unito potrebbe raggiungere un accordo ad hoc con l’Ue, fatto su misura.

Da parte sua il Financial Times parla di un’offerta che la May è pronta a mettere sul piatto di almeno 20 miliardi di euro, una cifra piuttosto vicina alle stime di quello che sarebbe stato il contributo netto che Londra avrebbe apportato al bilancio Ue qualora rimanesse nel mercato unico, come hanno calcolato gli analisti di RBC Capital.

Firenze: May accolta dalle proteste degli anti Brexit

E come risponderà l’Ue? Non è dato saperlo visto che le precedenti richieste fatte a Londra erano per una cifra molto più alta, 60 miliardi di euro. Non è per niente sicuro che Bruxelles, che vuole dare una dimostrazione di quanto elevato sia il costo economico e politico da pagare per chi decide di abbandonare l’area, sia disposta a scendere a patti su questo frangente.

Sarano tre i punti cardine del discorso di Theresa May: periodo transitorio, il disegno di legge per luscita dall’Ue e le future relazioni – commerciali e giuridiche – tra Londra e Bruxelles. L’obiettivo in ogni caso è quello di mantenere legami commerciali robusti con l’Ue, suggerendo un periodo di transizione di due anni per ogni settore commerciale.

Il discorso di Firenze getterà le basi per i negoziati che si terranno la prossima settimana e il tono che userà l’inquilina di Downing Street, dicono i diplomatici, sarà cruciale per capire la buona fede del Regno Unito nel concludere il processo di uscita dall’Ue. Ma Londra deve riuscire nell’arduo compito di convincere un pubblico molto vasto, dentro e fuori patria.

Fuori dalle sale di potere e dei negoziati, a Firenze vanno in scena le proteste anti Brexit. A piazza Santa Maria Novella sventolano oggi striscioni e molte bandierine azzurre con il cerchio di 12 stelle dell’Unione Europea, portate in strada da un gruppo di inglesi che vivono a Firenze. L’Ansa racconta l’episodio di una ragazza che ha mostrato sorridente una maglietta su cui è scritto ‘Theresa! Stop pissing on your chips”, dove le patatine escono dalla bandiera dell’Unione europea.

L’organizzazione New Europeans, gruppo europeo per la difesa dei diritti dei cittadini Ue, ha annunciato anche una marcia silenziosa nel centro della città: “Chiediamo che i diritti dei cittadini Ue in Gran Bretagna e dei britannici in Ue vengano rispettati. Questo vuol dire – afferma ai media Roger Casale di News Europeans – che sia il Regno Unito che l’Ue dovrebbero smettere di negoziare strumentalizzando la vita delle persone, e cominciare invece a lavorare al quadro legale di garanzie immediate”.