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Brexit, big bancari pronti a lasciare Londra? Si, ma non tutti

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NEW YORK (WSI) – Con l’uscita dall’Unione europea la City di Londra si prepara all’esodo di migliaia di banchieri. Almeno così sembra, anche se i contorni della storia non sono ancora precisi. Finora servita come base per l’intero mercato europeo, e’ possibile che molti istituti bancari  sposteranno i loro affari probabilmente a Francoforte, Parigi o Dublino.

Tra le banche americane che pensano già ad una futuro quartier generale nel Vecchio Continente fuori da Londra c’e’ la statunitense Jp Morgan, che nel Regno Unito impiega 16mila persone. La banca potrebbe spostare dei posti di lavoro fuori dal Regno Unito dopo l’esito del referendum britannico. L’avvertimento della società è contenuto in una mail interna consultata dalla France Presse. L’amministratore delegato Jamie Dimon aveva detto, prima del referendum, che potevano essere spostati tra i mille e i 4mila posti di lavoro.

Anche Morgan Stanley, secondo quanto riferito dalla Bbc, sarebbe pronta a trasferire 2mila dipendenti dalla sua sede di Londra in un altro Paese dopo la vittoria dei no all’Europa nel referendum sulla Brexit.

Ancora, il numero uno di Deutsche Bank, John Cryan, ha dichiarato che le conseguenze di Brexit “saranno negative in tutti i sensi”.

Maggiore prudenza e’ stata espressa da  Goldman Sachs, attraverso il suo numero uno Lloyd Blankfein:

“Rispettiamo la decisione dell’elettorato britannico e siamo concentrati da molti mesi sulla pianificazione per il risultato del referendum. Goldman Sachs ha una lunga storia di adattamento ai cambiamenti e lavoreremo con le autorità competenti mentre i termini dell’uscita diventeranno chiari. Il nostro obiettivo primario, come sempre, resta quello di servire le esigenze dei nostri clienti”.

Goldman Sachs è stata un forte sostenitore finanziario della campagna Remain, a favore della permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea, ma era pronta ad operare quale che fosse l’esito delle votazioni.

Non cambierà nemmeno la strategia della britannica Barclays. Il ceo, Jes Staley, ha dichiarato infatti che il piano che mira fare dell’istituto un ponte fra Regno Unito e Stati Uniti resta in piedi: “La strategia che avevamo annunciato il primo marzo non era condizionata alla permanenza nell’Unione Europea”.

“E’ una nuova era per la Gran Bretagna e le imprese britanniche”, ha affermato invece il presidente di Hsbc, allontando dal vocabolario i toni catastrofici, “Lavoreremo senza sosta nelle prossime settimane e nei prossimi mesi per aiutare i nostri clienti a prepararsi per il nuovo ambiente”.

La giornata, in borsa, sorride ben poco a Barclays, in crollo del 17,04%; mentre Hsbc cede il 3,55%; fra gli altri attori bancari inglesi Lloyds, attiva soprattutto nel settore mutui Oltremanica, cede oltre il 18%.