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Brexit, così i gestori si preparano a scenario peggiore

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Gli asset manager del mondo finanziario si preparano allo scenario peggiore, quello di una conclusione infruttuosa dei negoziati sulla Brexit. La parola d’ordine del momento resta “incertezza”, specie per i gestori che operano nel Regno Unito. In gioco ci sono i risparmi di milioni di persone.

Le ramificazioni di un esito fallimentare dei colloqui non sono infatti per nulla chiare e il governo inglese guidato da Theresa May ha chiesto alle autorità Ue di fare più sforzi per limitare i danni.

Il 23 agosto il governo di Londra ha promesso che avrebbe intrapreso un’azione unilaterale per evitare che le società britanniche vengano escluse dal mercato redditizio dell’area economica europea, precisando che il tentativo sarà inutile se l’UE non agirà per assicurare una certa continuità.

Rivolgendosi ai gestori, May e i suoi colleghi hanno garantito di fare tutto il possibile perché le società con sede nel Regno Unito siano in grado di continuare a fare affari in Europa e di gestire con successo i fondi domiciliati nell’Unione Europea.

Incertezza totale su come sarà mondo post Brexit

Nel commentare la posizione del governo, Chris Cummings, amministratore delegato di Investment Association, ha elogiato l’operato delle autorità, includendo anche i regolatori della Financial Conduct Authority (FCA) e non solo i funzionari del Tesoro. Per Cummings garantire continuità anche dopo la Brexit è fondamentale e pertanto i governi europei devono impegnarsi a dare garanzie in questo senso.

“Le società come la nostra vogliono vedere da parte Ue un impegno pari a quello del Regno Unito” sottolinea Cummings, dicendo di aspettarsi rassicurazioni pubbliche per vie ufficiali. “L’azione più importante per proteggere il nostro settore e i risparmi di milioni di persone in Europa è il raggiungimento di un accordo soddisfacente entro marzo 2019”.

I gestori devono continuare a lavorare per stilare piani di emergenza in caso di fallimento delle trattative, ha aggiunto Cummings a Investment Week, in modo tale da “garantire un servizio ottimale ai risparmiatori e agli investitori del Regno Unito e dell’Unione Europea”.

“Il momento in cui le società di asset management saranno chiamate ad attivare i loro piani irreversibili si avvicina sempre di più e la mancanza di un’intesa non rende servizio a nessuno”.

Detto questo, se da un lato Cummings si dice soddisfatto per la chiarezza offerta dal governo inglese, Andrew Pilgrim, government financial services leader presso EY, ritiene che non aiuta i gestori nella redazione dei loro piani di emergenza.

Anche se il paper di agosto del governo ribadisce che le autorità inglesi stanno facendo di tutto per garantire la continuità anche in uno scenario di no-deal, c’è un limite a quello che possono garantire unilateralmente”. Come a dire che se l’Ue non è d’accordo, Londra si troverebbe nei guai da questo punto di vista.

“Resta da vedere se ci sarà altrettanta flessibilità da parte dell’UE” e su questo punto ancora per un po’ di tempo non ci sarà chiarezza. “Fino ad allora l’incertezza rimane la parola d’ordine”.

Per Richard Frase, financial regulation partner di Dechert, i documenti del governo inglese dimostrano che “l’UE sta facendo muro contro muro quando si tratta di elaborare accordi di collaborazione in materia di regolamenti”.