Economia

Brasile: qual è il progetto economico del braccio destro di Bolsonaro

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Si chiama Paulo Guedes, il guru economico braccio destro di Jair Bolsonaro il nuovo presidente del Brasile dell’estrema destra che fin dall’inizio della campagna elettorale si era dichiarato ignorante in tema economico.

A Guedes Bolsonaro affiderà le finanze del paese. Classe 1949, Guedes si è laureato all’Università Federal di Minas Gerais e ha proseguito gli studi all’Università di Chicago, fondando poi il think tank liberale Millenium e la Banca Pactual. Attualmente è socio dell’impresa Bozano Investimentos ed è considerato un discepolo dei Chicago boys, i riformisti liberali americani guidati da Milton Friedman. L’economista ha promesso di azzerare il deficit fiscale nel giro di un anno attraverso un piano di privatizzazione, la riforma previdenziale e quella amministrativa. Molto critico della gestione del Partito dei Lavoratori, che dal 2015 ha portato l’economia brasiliana in recessione, il programma economico di Guedes prevede la privatizzazione di tutte le imprese statali, tra cui la Banca del Brasile e la petrolifera Petrobras. Inoltre ha l’intenzione di eliminare completamente e riformare il sistema di assistenza sociale e il sistema di pensioni, rendendo quest’ultimo un regime di capitalizzazione individuale. Come scrive Mauro Mantica sul suo blog:

“Guedes difende l’introduzione di un nuovo sistema contributivo, che valga per chi accede al mercato di lavoro (una specie di fondo pensione privato), e la modifica del sistema attuale, che prevede necessariamente l’aumento dell’età pensionabile, il taglio delle “pensioni d’oro” e – al tempo stesso – un minor onere per le imprese”.

Grande è l’attenzione sul Brasile oggi e in molti si chiedono cosa cambierà nei rapporti del paese con la superpotenza degli Usa e con i mercati emergenti. Dettagli tecnici non sono noti certo è che da sempre Guedes ha difeso una maggiore apertura internazionale dell’economia brasiliana, oggi una delle più chiuse.

Quindi, prevede la riduzione delle tariffe doganali all’importazione, la revisione delle barriere non tariffarie (legate a esigenze sanitarie, tecniche, normative, ecc.) e, parallelamente, la creazione di accordi bilaterali internazionali. Questo intervento, se collocato in pratica, potrebbe avere un impatto profondo per le aziende importatrici, con un’espansione potenziale enorme dei propri mercati.