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Borse ed euro in rimonta, decisivi Fed e Francia

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Dopo che in Eurozona l’inflazione si è portata sui livelli desiderati dalle autorità di politica monetaria, il Giappone è uscito da una fase di deflazione. Il tutto mentre le politiche promesse da Donald Trump in campo fiscale e in ambito di investimenti dovrebbero spingere ulteriormente al rialzo i prezzi al consumo negli Stati Uniti. Anche se l’inflazione ‘core’, esclusi cibo ed energia, è allo 0,9%, lontana dal target della Bce, Draghi è sempre più sotto pressione con i falchi del board della banca centrale che chiedono misure per mettere a freno la crescita dei prezzi.

Intanto, se nei giorni scorsi i grandi fondi di investimento europei hanno ridotto l’esposizione all’azionario e ai bond francesi per via dell’intensificarsi del nervosismo in vista delle elezioni presidenziali di aprile-maggio, il recupero di Emmanuel Macron nei sondaggi, candidato ben visto dai mercati, ha spronato gli investitori ad acquistare titoli rischiosi ed euro.

L’esposizione all’azionario dell’Eurozona è sceso ai minimi di due anni e i fondi si mettono al riparto da eventuali rischi legati al futuro in bilico dell’area scommettendo nel mercato delle opzioni e accumulando oro, aprendo al contempo posizioni short nei titoli del debito della Francia. Sono i risultati del sondaggio condotto da Reuters su un campione di 17 fondi europei, che sono più prudenti nei confronti delle Borse dopo i livelli record testati di recente e per via delle incertezze sulla fattibilità e reale strutturazione delle politiche del presidente americano Trump.

A Wall Street, però, in una seduta interlocutoria per i mercati azionari globali, ieri si è parlato soprattutto del fenomeno Snap, la società di messaggeria istantanea la cui capitalizzazione vale già 34 miliardi di dollari dopo un solo giorno di contrattazioni. Il prezzo di collocamento è stato di 17 euro e il titolo ha fatto registrare un rialzo del 44% a 24,48 dollari su livelli tre volte superiori a quelli visti in occasione dell’Ipo di Twitter. Il valore delle azioni in mano al Ceo Evan Spiegel oltrepassa ormai i 6 miliardi di dollari.

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