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Borse ripiegano, manca un ingrediente per completare la corsa

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Le Borse mondiali ripiegano dopo i rialzi di ieri in Europa successivi al sollievo per l’esito delle elezioni in Olanda. A un primo sguardo gli ingredienti sembrano esserci tutti per il prosieguo del rally dei listini azionari. Ma guardando bene, c’è un pezzo mancante per completare il rally delle borse. L’amministrazione Usa sta per varare un maxi piano di stimolo fiscale, mentre la Federal Reserve è sempre più fiduciosa nelle prospettive di crescita del Pil degli Stati Uniti nonostante la Fed di Atlanta veda un magro +0,9% di espansione dell’attività nel primo trimestre. Gli analisti che hanno un rating sulle aziende quotate e fanno previsioni sugli utili societari, tuttavia, dimostrano di non credere nelle promesse di Trump. Le stime devono salire per giustificare la fiducia riposta dagli investitori nelle Borse sulla base dell’ipotesi che la crescita dell’economia numero uno al mondo acceleri.

Le previsioni degli analisti quanto agli utili delle aziende dell’indice S&P 500 sono scese da 133 dollari per azione a 131,28 quest’anno. In altre parole, spiega Nicholas Colas di ConvergEx, “la fiducia nei mercati che ha spinto i listini in rialzo è evidente, eccetto che per un elemento: le attese in termini di risultati societari”. In sintesi, Wall Street non può più andare avanti sulla base di speranze effimere. Le Borse hanno bisogno di qualcosa di più concreto, specie dopo che il primo piano di bilancio dell’era Trump non ha entusiasmato: l’assenza di un provvedimento per abbassare il deficit rischia di scatenare una battagli al Congresso tra il commander-in-chief e il suo stesso partito proprio nel periodo in cui scade la misura di innalzamento del tetto del debito.

Intanto in Asia si sono fatti sentire gli effetti di una Fed meno aggressiva del previsto. I mercati emergenti hanno accolto con favore il calo del dollaro Usa e la riduzione dei rendimenti sulla curva dei tassi dei Bond Usa. Sullo sfondo, anche gli investitori in Asia hanno approfittato del ritrovato ottimismo dopo l’eliminazione di una dei grandi punti interrogativi politici in Europa: con la vittoria del premier Mark Rutte alle elezioni olandesi, è scampato il pericolo di vedere la vittoria dei nazionalisti anti europei. Sarebbe stata la prima volta in cui in Europa si impone una formazione anti europeista. Pur guadagnando il 25% circa dei seggi rispetto al 2012, Geert Wilders è invece arrivato secondo. A trainare al rialzo gli indici di Hong Kong e HSCEI sono stati principalmente bancari e petroliferi.

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