Economia

Borsa Milano +0,70%, petrolio -2%. Emergenti: ecco dove puntare e cosa evitare

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MILANO (WSI) – Borsa Milano risale dai minimi intraday, pur non riuscendo a riagguantare i massimi testati all’inizio della sessione, sulla scia delle incognite legate alla Cina e alla solidità dell’economia globale. Oggi Wall Street chiusa in occasione del lungo week end del Labor Day.

Ftse Mib +0,70% a 21.622,34 punti. Tra i titoli, rallentano i bancari: Mps +0,61%, Bper +2,24%, BPM +0,54%, BP +0,20%, Intesa SanPaolo -0,06%, Unicredit +0,63%, Ubi Banca -0,07%.

Tra i titoli di altri settori Atlantia -1,29%, A2A +1,27%, Enel +1,79%, Eni +0,48%, FCA +1,72%, Finmeccanica -0,68%, Buzzi Unicem -0,80%, Ferragamo +3,33%, Saipem +0,26%, Yoox +2,16%, Telecom Italia +2,29%, Tod’S +2,19%

Il listino azionario cinese, salito fino a +1,8% dopo le dichiarazioni della People’s Bank of China – secondo cui il tracollo della borsa dovrebbe essere vicino alla fine – è tornato a perdere terreno con -2,52%. Tokyo +0,38%, Hong Kong -1,23%, Sidney -0,20%.

Sul mercato dei titoli di stato, spread BTP-Bund a 10 anni in flessione -0,24% a 120,2280 punti, con i tassi sui BTP decennali +0,32% all’1,8755% e quelli sui Bund tedeschi +1,35% allo 0,6733%.

A sostenere i listini europei, il dato relativo alla produzione industriale tedesca, che ha segnato un aumento +0,7% a luglio, dopo aver perso -0,9% a giugno.

A livello societario in Europa focus sul trader e produttore di materie prime Glencore, che ha svelato un piano per vendere asset e azioni, al fine di ridurre il debito netto, che ammonta al momento a $30 miliardi, di circa un terzo.

Con sede a Baar, in Svizzera, Glencore ha visto il titolo riportare il maggiore tonfo sulla borsa di Londra da quando è sbarcato in Borsa nel 2011. Il piano ora prevede l’emissione di nuove azioni per $2,5 miliardi e lo smobilizzo di asset per $2 miliardi. Glencore sospenderà anche il pagamento dei dividendi. Più della metà del suo valore di mercato è andato in fumo quest’anno, causa il crollo dei prezzi delle commodities che hanno testato il minimo in 16 anni, lo scorso mese.

Standard & Poor’s ha tagliato l’outlook di Glencore a “negative” da “stable” la scorsa settimana, motivando la sua mossa con la crescita più debole della Cina, che a suo avviso zavorrerà ulteriormente i prezzi del rame e dell’alluminio.

La borsa di Shanghai ha riaperto oggi dopo la pausa legata all’anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale e della vittoria sul Giappone. Pechino ha ammesso la formazione di una bolla sull’azionario, ma le autorità di mercato hanno anche affermato che il collasso degli indici dovrebbe essere vicino alla fine. Lo yuan è stato apprezzato per l’ennesima volta, fattore che ha provocato il crollo delle riserve straniere; delicata rimane la situazione dei grafici, con lo S&P 500 cinese in condizione di death cross.

Male i mercati emergenti e in particolare le valute, con il ringgit malesiano scivolato al minimo in 17 anni. L’indice che monitora il trend di 20 monete dei paesi in via di sviluppo è sceso per il quinto giorno consecutivo, complice non solo il forte calo del ringgit (-1,6%), ma anche della lira, scivolata -1,2% a 3,0465 per dollaro.

“Il momentum rimane debole, in attesa del meeting della Fed” dei prossimi 16 e 17 settembre – ha commentato a Bloomberg Martial Godet, responsabile della divisione di strategia sui derivati e dell’azionario dei mercati emergenti presso BNP Paribas a Parigi, che raccomanda di evitare titoli energetici e dei produttori di materie prime e di guardare soprattutto ai mercati di Taiwan, Corea e Polonia. E anche Cina, ma solo per chi vuole rischiare. “Con la maggior parte dei mercati già in perdita nel 2015, l’appetito per il rischio è basso”.

Detto questo, l’MSCI Emeging Market Index – sceso oggi -1,2% a 778,78 punti – presenta un rapporto price-to-earnings relativo ai prossimi 12 mesi di 10,3 volte, a sconto -31% rispetto all’MSCI World Index, che misura la performance dell’azionario globale.

“Se i mercati scivoleranno ancora, aggiungeremo qualche posizione sugli emergenti – ha detto Michael Ganske, responsabile della divisione di mercati emergenti presso Rogge Global Partners, a Londra. Ganske favorisce la rupia indiana, il peso messicano e il rublo, mentre consiglia di stare lontani dal ringgit malesiano, dal dollaro taiwanese e dal bath thailandese.

Gli emergenti scontano, oltre al fattore Cina, l’ incognita Fed. Delusione lo scorso venerdì per il report occupazionale di agosto, che ha messo in evidenza una creazione di nuovi posti di lavoro inferiore alle attese, ma un tasso di disoccupazione al minimo dall’aprile del 2008.

La probabilità che la Fed alzi i tassi per la prima volta dal 2006 è salita al 32% nella sessione odierna dal 30% di venerdì

Tra le materie prime, i futures sul petrolio cedono -2,15% a 45,06 dollari al barile. I contratti sul Brent perdono -2,32% a $48,46 dollari. Oro -0,21% a 1.119,10 dollari l’oncia. L’argento -0,16% a 14,53 dollari l’oncia.

Sul valutario, l’euro +0,13% a 1,1163 dollari. Dollaro yen +0,31% a quota 119,36. Euro/sterlina -0,49% a GBP 0,7310; euro/yen +0,42% a JPY 133,24. Euro/franco svizzero +0,46% a CHF 1,0887.