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Borsa rassegnata a stretta in Usa, tassi bond ai massimi post Brexit

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L’azionario globale, che non è rimasto particolarmente impressionato dalle ultime trimestrali societarie, fa fatica a ingranare, innervosito dalle aspettative di politica monetaria ed energetica. Gli investitori incominciano a rassegnarsi a un rialzo dei tassi di interesse della Federal Reserve a dicembre. Sarebbe la seconda mossa di irrigidimento monetario in dieci anni, dopo quella di dicembre 2015. Ormai l’evento è dato quasi per scontato dal mercato, secondo cui le possibilità di una stretta monetaria sono oltre al 70%. Tra gli altri dati macro di giornata che potrebbero fare chiarezza sullo stato di salute della prima economia del mondo, sono in agenda il Pil trimestrale Usa, il costo del lavoro e la fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan.

Dal frangente societario, attenzione rivolta agli utili di Mediobanca ed Eni, che ha pagato il calo delle quotazioni del greggio, chiudendo il trimestre con una perdita netta. Sugli altri mercati, sulle Borse pesa anche la corsa dei Bond. I titoli di Stato dell’area euro si mantengono nei pressi dei massimi post Brexit, con il rendimento del Bund decennale tedesco che quota 0,17%. Il petrolio è in ripresa, ma si appresta a chiudere la settimana con un calo del 2%. I trader dubitano che i paesi del cartello dell’Opec riescano a trovare un accordo per congelare i livelli di produzione di barili. Favorito dal balzo dei tassi sui Treasuries Usa, il dollaro è salito ai massimi di tre mesi sullo yen, raggiungendo quota 105,370.

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