Economia

“Bassa inflazione resterà a lungo”, anche con Trump

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A una prima occhiata sembra che l’inflazione stia tornando ai livelli auspicati dai mandati di Fed e Bce, con un indice dei prezzi al consumo americano all’1,75%; l’inflazione dell’Eurozona, più moderata, è tornata all’1,5% a marzo. Eppure, “una gran parte di quello che è cambiato” rispetto ai tempi di bassa inflazione è stato determinato “da una ripresa una tantum dei prezzi petroliferi dai minimi di inizio 2016”: a dirlo è Neil Irwin sul New York Times. A febbraio, va ricordato il petrolio era arrivato a costare 26 dollari al barile: ora il greggio Wti naviga fra i 48 e i 54 dall’inizio di dicembre. Che la ripresa dei prezzi del petrolio possa proseguire di molto, scrive Irwin, non è molto probabile. A ritenerlo, peraltro, è anche il cofondatore di OilPrice, il quale aveva correttamente predetto il crollo del 2015 sin dall’anno prima.

 
In più “tutti i fattori che avevano creato una pressione verso il ribasso dei prezzi lungo tutto il 21esimo secolo continuano a esercitarla, a prescindere da quello che farà o non farà il presidente Trump”, scrive l’editorialista del Nyt. In particolare, il mercato attende con impazienza la concretizzazione della riforma fiscale e il piano di spesa in nuove infrastrutture promesse dal magnate: entrambi questi fattori potrebbero guidare un aumento dei prezzi. Irwin sembra scettico sul fatto che le promesse possano avere una realizzazione, almeno nella misura prefigurata da Trump. Per queste ed altre ragioni la bassa inflazione, un fenomeno che a fatica è stato allontanato dalla Fed, potrebbe essere ancora in agguato. E’ dello stesso avviso anche Joseph Gagnon, senior fellow presso il Peterson Institute for International Economics, il quale afferma che “l’angolo della bassa inflazione è svoltato” ma anche che “gli incrementi futuri saranno graduali non senza battute d’arresto occasionali”.