Economia

Bankitalia taglia stime Pil, spiragli per il mercato del lavoro

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La Banca d’Italia rivede al ribasso le previsioni sul Pil Italia con una crescita stimata che passa dall’1,4% all’1,3% per il 2018, mentre per il 2019 la revisione al ribasso è dal +1,2% al +1%. Tra le cause della frenata, fra l’altro, dell’aumento del prezzo del petrolio ma anche i dazi che rischiano di frenare la crescita economica.

Le stime sono contenute nell’ultimo Bollettino economico, in cui si fa riferimento al miglioramento della disccupazione giovanile in “graduale riduzione” mentre l’occupazione “ha raggiunto valori prossimi a quelli massimi dell’inizio del 2008”.

“La disoccupazione complessiva è rimasta stabile – aggiunge Palazzo Koch – quella giovanile è in graduale calo. È proseguita la tendenza al rialzo dei salari, la cui dinamica però rimane ancora modesta”.

Il numero di occupati, che in maggio ha superato i livelli massimi pre-crisi, continuerebbe a espandersi, in media dello 0,8% all’anno. Il tasso di disoccupazione diminuirebbe in misura contenuta, portandosi al 10,4% nel 2020 (dall’11,2 del 2017), per effetto dell’aumento della partecipazione al mercato del lavoro, in parte connesso con il miglioramento delle prospettive occupazionali. Dato positivo anche sulla disoccupazione giovanile che, si legge nel bollettino economico, è in “graduale riduzione”.

Lo scenario, avvisa Banca d’Italia, “presuppone un contesto globale favorevole, condizioni di offerta del credito distese, un assetto monetario ampiamente espansivo e un quadro dei conti pubblici compatibile con una graduale riduzione del rapporto tra il debito e il prodotto”.

Capitolo a parte è riservato al credito. Sul questo fronte, le condizioni di offerta – segnala Bankitalia – restano favorevoli in Italia e, nei mese scorsi è “proseguito l’aumento dei prestiti alle imprese, favorito, oltre che da condizioni di offerta distese e costi di finanziamento contenuti, dal buon andamento degli investimenti”.

 “La dinamica dei prestiti alle famiglie si è mantenuta solida, sia per l’acquisto di abitazioni sia per il credito”. Rispetto allo scorso febbraio il tasso medio sui nuovi prestiti alle imprese è lievemente diminuito (1,4% a maggio) mentre “il costo dei nuovi mutui alle famiglie per l’acquisto di abitazioni e’ sceso di un decimo di punto (1,8%), riflettendo la riduzione dell’onere dei finanziamenti a tasso fisso”.