Economia

Banche Ue, perché congelare depositi non funzionerebbe

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Gli investitori che scommettevano che l’Europa cominciasse ad adottare un approccio efficace contro le crisi bancarie potrebbero essere costretti a ripensarci. Secondo The Institutional Risk Analyst, la proposta che viene dalla presidenza estone del Consiglio dell’Ue di una legge per bloccare i prelievi dai conti in caso di crisi delle banche non porterebbe nulla di buono.

L’idea, in discussione a Bruxelles, mira a evitare un bank run, la corsa agli sportelli, nel caso si verifichi la crisi di un istituto di credito e arriva dopo un episodio del genere accaduto con la crisi del Banco Popular spagnolo. Il piano Unione Europea per il blocco dei depositi contrasterebbe però con le proposte di legge presentate dalla Commissione europea a novembre volte ad rafforzare i poteri dei supervisori sulla sospensione dei depositi: questo testo escludeva dalla moratoria i depositi assicurati, che secondo la normativa europea, sono quelli sotto i 100 mila euro. Nella proposta in discussione invece la sospensione riguarderebbe anche i depositi coperti da schemi di assicurazione.

Inoltre, le moratorie sono parte delle leggi sul sistema bancario in Germania e in altri Paesi europei ma nella pratica non vengono mai utilizzate perché danneggerebbero gli istituti di credito. La mancanza di una funzione di robusta assicurazione nazionale dei depositi a proteggere i correntisti lascia l’intera società vulnerabile ai bank run, come è successo negli Stati Uniti negli anni Trenta. La vicenda mostra che gli europei sono ancora divisi sulle misure di contrasto alle crisi bancarie: mentre si parla di congelare i depositi, i governi dei Paesi Ue hanno continuato a salvare le banche.

Per gli investitori gli stock delle banche europee restano ancora poco raccomandabili, considerato che nel sistema bancario europeo c’è una quota di crediti deteriorati che corrisponde al 6,7% dell’economia europea, molto maggiore di quella presente negli Usa e in Giappone.