Economia

Banche, npl e debiti: Italia sulla buona strada ma è solo l’inizio

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L’Italia e il suo settore bancario sono sulla buona strada, ma ci vorrà ancora del tempo per uscire definitivamente dalla crisi e la stretta della Bce sugli accantonamenti per i crediti deteriorati potrebbe compromettere la ripresa. Per ridurre i livelli di debito e smaltire le sofferenze serve innanzitutto un miglioramento dell’economia, che sembra si stia materializzando negli ultimi mesi. Tuttavia, come sottolineano gli analisti di JP Morgan, ci vogliono all’incirca una decina di anni per ridurre i livelli di indebitamento, che in Italia rimangono particolarmente elevati e preoccupanti.

La Bce ha chiesto regole più severe per la gestione e lo smaltimento dei crediti deteriorati, i cosiddetti non-performing loans (npl). Le richieste – che hanno scatenato polemiche in Italia, con le proteste di lobby bancarie e industriali che si sono unite a quelle dell’esecutivo – hanno portato a una escalation delle tensioni tra le autorità di controllo dell’area euro e l’Italia. Pier Carlo Padoan, capo del Tesoro, ha detto oggi di nutrire “dubbi sul modo con cui la Bce sta affrontando il problema dei crediti deteriorati”.

Il governo Gentiloni e l’ex premier Matteo Renzi temono ora che gli sforzi fatti per rimettere in sesto il settore bancario risultino vani e che il sistema finanziario torni a traballare dopo la messa in sicurezza di diversi istituti di credito in crisi patrimoniale, come Mps e le due banche venete. In un documento le autorità di vigilanza della Bce hanno chiesto alle banche dell’area euro di portare al 100% gli accantonamenti sui crediti deteriorati.

L’intento è scongiurare nuove crisi, ma gli istituti di credito italiani, esposti per 362 miliardi al mercato dei crediti inesigibili, rischiano di farsi trovare finanziariamente impreparati proprio in un momento critico per il risanamento del settore. Stando ai dati resi noti da Bankitalia, i debiti delle banche italiane sono scesi nell’ultimissimo periodo, grazie anche alla risoluzione dei problemi di Veneto Banca e della Banca Popolare di Vicenza, che sono state salvate dall’intervento del governo e di Intesa SanPaolo.

Bce preoccupata per crediti deteriorati banche

Dopo un avvio in rialzo oggi a Piazza Affari le banche hanno iniziato a ripiegare in fretta, afflitte dalle ultime dichiarazioni sui crediti deteriorati fatte da uno degli esponenti di spicco della Bce. Yves Mersch ha fatto capire che la Bce è sempre preoccupata dalla mole massiccia di npl iscritta nei bilanci delle banche dell’area euro. Quelle italiane sono esposte per più di 300 miliardi di euro al mercato dei crediti inesigibili. A fine 2016, secondo i calcoli di Bankitalia, la quota lorda delle sofferenze era pari a oltre il 10% del totale dei prestiti iscritti in portafoglio, ma l’incidenza si è ridotta dell’1,4% in termini netti l’anno scorso.

Al momento l’indice settoriale italiano è in contrazione del -0,2% contro il +0,2% di quello europeo. Banco BPM perde più del 2%, Pop Emilia cede il 2,92%, non lontane dalla parità invece le due big Intesa Sanpaolo e Unicredit. Secondo i trader il settore risente delle dichiarazioni del membro del board della Bce, che rafforzano le indiscrezioni stampa su un approccio ancor più rigido della Bce in tema di gestione e smaltimento degli npl. Per il corretto completamento dell’unione bancaria, secondo Mersch, serve una veloce riduzione dei rischi associati alla montagna di crediti deteriorati nel sistema bancario europeo.

In Eurozona e in Italia la ripresa economia pare finalmente avviata e le banche si trovano in una condizione migliore. Un incremento dei tassi di interesse l’anno prossimo potrebbe aiutare poi la redditività degli istituti, compromessa da anni di denaro facile. Dopo i danni provocati dalla crisi finanziaria, che ha portato a un aumento della mole dei crediti deteriorati iscritti a bilancio, le banche italiane stanno iniziando un lento percorso di de-leveraging.

Ciò spinge gli analisti di alcune delle maggiori banche a dispensare un certo ottimismo, ma anche a invocare pazienza. Dal punto di vista delle prospettive di mercato, intervenuto ai microfoni di Bloomberg Tv Jeremy Stretch, strategist della Canadian Imperial Bank of Commerce, dice di ritenere che l’azionario europeo sia ancora sottovalutato e che si può pertanto assistere a un’ulteriore crescita dei prezzi. Ben impostato è anche l’euro.

Nicholas Gartside, CIO Fixed Income di JP Morgan, dice che l’euro robusto e stabile è una situazione conveniente per la Bce. Una delle conseguenze di una moneta in graduale rafforzamento è infatti quella di ridurre le pressioni deflative e sostenere l’inflazione.

L’euro è salito da 1,05 dollari fino anche a $1,20 prima di assestarsi in area 1,1750: una pausa ciclica nel cross euro-dollaro è ideale per la Bce, secondo Gartside. Sempre sul fronte valutario, le stime dell’analista Stretch sono per un valore di 1,20 dollari nei prossimi 12 mesi. Quanto alle prospettive in Borsa delle banche, in rialzo nell’ultimo anno specie negli Usa, sono positive.