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Banche: la prossima minaccia dopo Bail-in si chiama MREL

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Dopo la liquidazione assistita delle due banche venete, i cittadini italiani hanno perso in totale 20 miliardi di euro circa. Tanto è costata la crisi patrimoniale di due istituti relativamente piccoli, che non sono stati lasciati fallire nonostante la loro scarsa importanza sistemica.

Intesa Sanpaolo ha approfittato della situazione di crisi comprando la parte ‘buona’ di Veneto Banca e Pop Vicenza alla somma simbolica di un euro, mentre il governo – e quindi i contribuenti – si sono dovuti accollare la parte ‘tossica’. Se si sommano i costi che i contribuenti dovranno sborsare (17 miliardi se si includono le garanzie) e gli oneri a carico del sistema bancario “che fatalmente si riverseranno su risparmiatori e richiedenti di credito”, come osserva Mario Seminerio sul suo blog Phastidio, “supereremmo agevolmente – per ora – i 20 miliardi”.

Ma i problemi per il settore bancario italiano e quindi per noi cittadini non terminano qui. Secondo le nuove direttive Ue le banche dovranno infatti dimostrare alle autorità di avere cuscinetti di capitale sufficienti, nella forma di passività da poter sacrificare nei casi di crisi.

“Dopo i pianti greci di Associazione bancaria italiana e Banca d’Italia, che da tre anni invocano la non retroattività delle norme sul bail-in, siamo prossimi alla ridefinizione della direttiva BRRD. Le banche europee dovranno identificare delle passività che possano essere sacrificate in ipotesi di risoluzione. Si tratta del MREL (Minimum Requirement of own funds and Eligible Liabilities)”, una sorta di cuscinetto di sicurezza come spiega Seminerio.

“La Commissione Ue, con l’approvazione dei ministri delle Finanze, lo scorso dicembre ha suggerito l’emissione di obbligazioni senior non privilegiate, tali da poter assorbire le perdite in caso di dissesto bancario. La nuova classe di obbligazioni verrebbe colpita prima di altre passività senior, in caso di risoluzione. La Francia ha già creato uno strumento del genere mentre la Germania ha stabilito, in caso di bail-in, che il debito senior già emesso sarà retroattivamente subordinato a depositi e titoli strutturati legati a derivati“.

Dal momento che in Italia pare che – almeno a giudicare da come si è agito finora – le obbligazioni senior non possano in nessun modo venire sacrificate (ossia coinvolte nei piani di bail-in) la quota di debito che si potrebbe sacrificare manca. Dovrà pertanto essere “emesso pressoché tutto ex novo”. Chi sarà così folle da comprare?

Non è un caso che l’Abi abbia già provveduto a lanciare l’allarme facendo capire che “questi bond, in un sistema in cui il patrimonio delle banche continua a essere minacciato da alta incidenza delle sofferenze, rischiano di costare carissimo agli istituti, o addirittura di non trovare acquirenti“.

Come ricorda Seminerio “malgrado la previsione di un regime transitorio per l’entrata in vigore delle nuove norme (durante il quale i contribuenti italiani rischiano quindi di dover pagare la moltiplicazione di procedure di liquidazione come quelle delle due venete), lo scenario di emersione di nuove crisi bancarie, soprattutto negli istituti di minori dimensioni, resta minacciosamente possibile, per non dire probabile”.