Economia

Banche italiane, DBRS: perdita netta di 15 miliardi

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Le banche italiane vengono da risultati deludenti nel 2016 ma le previsioni relative all’anno in corso sono per un miglioramento dei conti fiscali. E’ questo in sintesi lo spaccato che danno l’agenzia di rating DBRS e gli analisti di Equita SIM sul settore bancario in difficoltà.

A causa principalmente dell’incremento degli accantonamenti e dei costi di ristrutturazione, le banche hanno archiviato l’anno scorso con una perdita aggregata netta di 15 miliardi di euro. Anche il calo della redditività ha avuto una ricaduta negativa sui risultati di bilancio.

Le pressioni del mercato e i requisiti di capitale piu’ rigidi chiesti dalle autorità di controllo hanno spinto i dirigenti delle banche italiane a intraprendere misure straordinarie per ridurre l’ammontare di incagli e di crediti in perdita o in ritardo, a spese degli utili e del capitale.

Per il 2017, dice l’agenzia di rating canadese in un report sul settore, la priorità rimane quella di ottenere un miglioramento della qualità degli asset in portafoglio e un rafforzamento del patrimonio.

Da parte sua Equita SIM ritiene che non siano stati “particolarmente brillanti” i risultati registrati nell’ultimo trimestre del 2016, ma vede un outlook in miglioramento per quest’anno, con un focus particolare alle attività di riduzione del rischio. A giudizio della SIM il trimestre è stato veramente positivo solo per Credem.

“Confermato il principale trend, ossia la stabilizzazione degli asset non performanti e l’attenzione – visto anche il pressing da parte della Bce – al derisking. La perdita complessiva del settore è stata di 14 miliardi (-617 milioni se si esclude Unicredit), con svalutazioni one-off fra cui 826 milioni di contributo al fondo di risoluzione e 932 milioni di finanziamenti al fondo Atlante (impairment medio 42%).

Outlook banche in miglioramento nel 2017

Nel 2017 le banche si attendono una crescita percentuale a una sola cifra e bassa dei ricavi core, riferiscono gli analisti della SIM. Con i tassi bassi la sfida per le banche è riuscire a restare redditizie nonostante diversi prodotti che non generano interessi abbiano un Net Interest Income (NII) molto limitato.

I ricavi core sono stati dello 0,6% piu’ elevati del trimestre precedente per le banche italiane, ma dell’1% inferiori alle attese per interessi attivi netti (-5% su trimestre contro il -2% previsto), con volumi leggermente meglio (+1%) e con un margine di interesse netto NIM peggiore (160 punti base rispetto ai 162 punti base). Il Net interest income (NII) dovrebbe trarre vantaggio dal programma di finanziamenti TLTRO della Bce (si pensa nell’ordine di +2 punti base).

Per quanto riguarda l’operazione di riduzione degli asset NPE (non-performing exposure) – categoria che comprende incagli, sofferenze e crediti deteriorati – l’obiettivo è un rapporto del 10% nel medio termine. Il valore degli NPE iscritti a bilancio (ex Unicredit) è sceso dell’1% rispetto al trimestre antecedente, per un calo netto di 2 miliardi di euro.

“Sul 2017 la stabilità dello stock è determinante” dal momento che la stima di accantonamenti (Loan Loss Provisions visti a 78 punti base) “permette di assorbire l’aumento al 30% (dal 22%) della migrazione” da crediti probabilmente inadempienti (UtP, ossia unlukely to pay) a Non Performing Loans, “ma non l’accelerazione di NPE”.

Quanto ai singoli istituti, scrive sempre Equita SIM nel report odierno, “l’approvazione del decreto sulla ricapitalizzazione pubblica di MPS rende l’intervento dello Stato meno favorevole per gli istituzionali” rispetto alla versione originaria visto che “discrimina il prezzo di aumento di capitale (25% sconto)”.