Economia

Banche e consulenza: rispettare le norme non basta per essere etici

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L’Ente italiano di normazione (Uni) ha definito per la prima volta in Italia il processo per sviluppare la cultura dell’integrità negli intermediari finanziari

Essere etici nel proprio lavoro non consiste solo in un’applicazione pedissequa delle normative. Una constatazione che vale ancora di più nel mondo degli intermediari finanziari, come dimostra uno studio di Synovate realizzato in epoca Mifid. Dalla ricerca risultò che soltanto il 40% delle raccomandazioni dei consulenti furono ritenute adeguate rispetto alle richieste del cliente e i consulenti che proposero prodotti non adeguati lo fecero nonostante una applicazione formalmente corretta della Mifid.

Ora, per tutti gli operatori del settore, ci sono delle norme tecniche che forniscono le linee guida e i requisiti che riguardano i servizi di consulenza finanziaria e bancaria nonché quelli di educazione finanziaria. Le ha presentato l’Ente italiano di normazione (Uni, norme 11348).

L’obiettivo, con le parole di Gaetano Megale, relatore norme tecniche – Gruppo di lavoro “Pianificazione, educazione e welfare finanziario assicurativo previdenziale” di Uni è

“dare un supporto concreto per ripristinare la fiducia nel settore finanziario, in quanto i continui scandali e violazioni degli standard legali di comportamento non si riescono ad arginare, nonostante la rigida normazione del settore finanziario. Se si continua a interpretare l’integrità come conformità legale si incoraggiano condotte mediocri sotto il profilo morale”.

La prima parte della serie di norme riguarda i criteri in base ai quali il pianificatore, con adeguata competenza professionale, assiste il cliente nella definizione e nel raggiungimento degli obiettivi di vita concordati, nel rispetto delle esigenze, dei vincoli e delle preferenze del cliente. Un’attività che si estende su tutte le necessità dai bisogni della famiglia (attuali e futuri), quali la tutela, l’investimento, l’indebitamento, l’immobiliare, la previdenza pensionistica e la fiscalità che devono essere analizzate, valutate e pianificate in maniera integrata. Altro punto importante è dedicato alla trasparenza nelle modalità di comunicazione al cliente. Si legge nella norma che

 “in relazione al contenuto della comunicazione il pianificatore dovrebbe utilizzare un linguaggio chiaro e naturale per il cliente, evitando gergalità tecniche che non sono immediatamente comprensibili”.

Anche la personalizzazione è un elemento molto importante. Il consulente dovrebbe costruire delle alternative e soluzioni ad hoc a seconda delle esigenze del cliente rispettandone i valori.

La seconda parte specifica i modelli e i criteri per la definizione delle proposte in termini di prodotti e servizi che il cliente potrebbe sottoscrivere per attuare una pianificazione a seconda delle aree delle esigenze di investimento, tutela/protezione assicurativa, previdenza pensionistica, indebitamento, passaggio generazionale e successione. Si tratta di garantire quindi che l’utente disponga di soluzioni coerenti in termini di esigenza, tipo di rischio, ma anche di fornire al cliente i criteri oggettivi per fargli fare la scelta più coerente.

La terza parte integra le norme tecniche in merito al tema dell’etica con la finalità di fornire le linee guida per un codice di ragionamento etico che sia attuato dalle organizzazioni degli intermediari attraverso un’attività di formazione valoriale degli operatori che possa portare alla realizzazione di un codice di integrità integrato con il modello di governance e compliance aziendale.