Economia

Banche Cina: “squilibri mai visti in un sistema da $40 mila miliardi”

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In Cina le aziende continuano a essere pericolosamente indebitate ed è un problema che riguarda tutti e non solo Pechino: una eventuale destabilizzazione – che sembra ormai inevitabile secondo alcuni analisti – del settore rischierebbe di mettere in ginocchio l’intera economia mondiale.

In forse c’è in particolare la tenuta del sistema bancario, che in Cina vale più di 40 mila miliardi di dollari, una somma pari a quasi quattro volte quella del settore americano quando è scoppiata la bolla dei mutui subprime. Il livello è esorbitante se lo si confronta poi con i 2 mila miliardi di capitale e i mille miliardi di riserve patrimoniali. Kyle Bass, manager del fondo hedge Hayman Capital, lo definisce “il maggiore squilibrio che abbia mai visto in vita mia“.

Se si guarda alla performance nel 2017 del suo fondo hedge, non sta andando molto bene. Le puntate forti contro la valuta cinese, che ha invertito rotta dopo i cali del 2016 quando aveva subito la perdita più pesante dal 1994, non stanno dando i frutti sperati. Questo perché la banca centrale della Cina ha impedito una fuoriuscita di capitali che avrebbe avuto un potenziale destabilizzante per l’economia. Le autorità hanno messo un freno al fenomeno nel novembre dell’anno scorso.

La seconda cosa che hanno fatto le autorità della PBOC (People Bank of China) è stata rendere molto dura la vita alle multinazionali straniere, per le quali è ormai diventato impossibile trasferire profitti e capitale operativo fuori dal paese. È diventato un problema per molte multinazionali che fanno affari in Cina.

Quando si prende in esame il bilancio delle banche della Cina, non si può non guardare anche alla situazione del sistema bancario “ombra” parallelo, secondo Bass. “Il totale del credito complessivo nel sistema è di 40 mila miliardi di dollari. Pensate per un momento al numero che ho appena fornito: 40 mila miliardi. E il calcolo è stato fatto prendendo un tasso di cambio di 6,7 yuan per dollaro: è cresciuto del 1.000% in un decennio”.

Si tratta di una bomba a orologeria, che secondo le stime di Bass è destinata ad esplodere tra novembre 2017 e giugno 2018. Il giro di vite della Cina sui flussi in uscita di denaro e sui debiti tossici doveva servire ad assicurare la stabilità del sistema prima delle elezioni del partito comunista di novembre.

Il gestore statunitense prevede che non si affronterà il tema impopolare del problema del sistema finanziario e di riflesso dell’economia. Le autorità faranno finta di non vedere il cosiddetto “l’elefante nella stanza”, per usare un termine inglese. Non è più una questione di se bensì di quando. Il settore bancario è ormai fuori controllo e prima o poi collasserà, secondo Bass.

Chi volesse approfittarne sui mercati finanziari, sempre secondo il gestore, deve tenere ben presente che l’ultimo arbitro dell’intera situazione macro economica della potenza asiatica è la valuta. Anche se è difficile indovinare i tempi giusti, Bass ha tutte le intenzioni di rimanere short sulla Cina e la sua divisa.

Banche Cina in crisi: gestore parla di squilibri mai vista in vita mia
Li Guohua, presidente di Postal Savings Bank of China (PSBC), suona il gong in occasione dell’Ipo del gruppo a Hong Kong a fine settembre 2016: è stata la maggiore quotazione in Borsa di quell’anno (foto di ANTHONY WALLACE/AFP/Getty Images)