Economia

Banche centrali: pioggia di denaro dal cielo, ultima opzione

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ROMA (WSI) – Esiste ancora un’opzione, oltre a quelle inconcludenti già adottate, che le banche centrali possono adottare per rivitalizzare la crescita e l’inflazione. Uno strumento che non è stato ancora lanciato: dare soldi direttamente alle famiglie, rendendo operativo il concetto di “helicopter money” che è stato coniato dall’economista Milton Friedman.

È quanto afferma in un’intervista al Financial Times Ray Dalio, numero uno di Bridgewater.

D’altronde, fa notare il navigato investitore, secondo il Time tra le 100 personalità più influenti della Terra, l’esperimento del Quantitative Easing non si sta rivelando certo un grande successo. Nè si può dire che lo sia stata l’introduzione dei tassi negativi, in quelle economie in cui è stata adottata.

Gli strumenti non convenzionali lanciati dalle banche centrali di tutto il mondo sono dunque esauriti? Non necessariamente. Per Dalio le banche centrali possono fare molto di più, inaugurando una terza era – dopo quella del QE e dei tassi negativi – in cui finanzino direttamente le spese pubbliche stampando moneta elettronica, finendo con lo sborsare moneta nei conti delle famiglie. Così Dalio:

Non stiamo dicendo che ciò accadrà domani e che è quanto noi raccomandiamo, e non siamo sicuri che si tratti di qualcosa che avverrà nel breve termine. Stiamo solo descrivendo: a) il modo in cui riteniamo che la macchina economica funzioni b) dove riteniamo all’incirca che ci porterà 3) cosa tali circostanze spingeranno probabilmente a fare e, fattore ancora più importante, vogliamo dire che le banche centrali devono stabilire un limite sul loro operato“.

Così Friedman scrisse nel saggio “The Optimum Quantity of Money”:

Supponiamo che un giorno un elicottero sorvoli questa comunità e lanci banconote da $1.000 dal cielo che, ovviamente, saranno raccolte in tutta fretta dai membri della comunità. Supponiamo anche tutti siano convinti che questo sia un evento unico, che non si ripeterà mai più“.

Il principio base, spiegato dall’articolo del World Economic Forum,  è che, se le banche desiderano sostenere l’inflazione e la produzione in un’economia che stia performando al di sotto del suo potenziale in modo significativo, uno degli strumenti più efficaci sarebbe quello di dare direttamente solidi a tutti in modo diretto. In teoria, la gente interpreterebbe la manovra alla stregua di una espansione permanente e straordinaria della quantità di moneta in circolazione e dunque inizierebbe a spendere più liberamente, sostenendo l’attività economica e riportando l’inflazione al target delle banche centrali.

Si tratterebbe di una soluzione decisamente radicale, che è stata discussa da diversi economisti ma sempre rifiutata dalle banche centrale. Qualcosa tuttavia sta cambiando, in quanto la capacità delle banche centrali di rafforzare la crescita dell’economia, come fa notare Ray Dalio, si è chiaramente atrofizzata  e la crisi è tale che qualcosa, evidentemente di più incisivo, debba essere fatto, soprattutto in termini di politica fiscale.

Willem Buiter, responsabile economista di Citigroup, ha scritto in un report pubblicato questa settimana sull’argomento:

“le attuali turbolenze di mercato e il contestuale irrigidimento delle condizioni finanziarie stanno diventando sempre più allarmanti, se riteniamo che la politica monetaria e le manovre di QE non sono più efficaci. Tutto ciò rimanda la questione all’area della politica fiscale, ma è sempre più in dubbio la capacità politica o anche solo la volontà delle autorità di azionare le leve fiscali. A che se lo facessero, non è certo che i mercati tollererebbero qualcosa che non fossero riforme strutturali attentamente valutate e ben eseguite“.

Certo è che una risposta è quanto mai urgente. A dirlo è stata la stessa Commissione di consulenza dei sindacati Trade Union Advisory Committee (TUAC) all’Ocse, con il segretario generale John Evans che ha lanciato un appello.

Una risposta collettiva ed esaustiva dall’Ocse e dai governi del G20 è essenziale per impedire che le economie scivolino ulteriormente nella crisi. Ciò richiede aumentare la domanda aggregata attraverso un aumento degli investimenti pubblici e livelli salariali più alti, in modo tale da creare occupazione e investimenti di lungo periodo. Le politiche attuali non stanno funzionando”.